Virginia Raggi (foto LaPresse)

La maledetta primavera che trasforma le frasi di Raggi in parodia di Petrolini

Marianna Rizzini

Durante le cerimonie per il Natale di Roma, la sindaca si è rifatta “cittadina dal basso”

La maledetta primavera di Roma s’annuncia nel momento in cui il sindaco Virginia Raggi, dopo giorni di sopravvivenza sottomarina, cioè sotto il livello emerso dell’isola politica (ché ci sono altri eventi capaci di catalizzare l’attenzione altrui, dalle elezioni francesi alle primarie del Pd), pronuncia la frase che involontariamente la fa sembrare una parodia di Ettore Petrolini, come già durante la campagna elettorale 2016 (per la gioia dei suoi detrattori su Twitter, che un anno fa si divertivano ad accostare le battute dell’aspirante sindaco a quelle del genio novecentesco dell’avanspettacolo).

 

Il 21 aprile, infatti, durante le cerimonie per il Natale di Roma, la sindaca si è rifatta “cittadina dal basso”, come a voler recuperare l’intesa cordiale con il suo popolo elettorale: se ciascuno facesse qualcosa per questa città, ha detto, Roma potrebbe “rinascere più bella di prima”. E anche se Raggi, mentre lo diceva, aveva il volto compunto che sempre caratterizza le sue uscite pubbliche, le sue parole ricordavano appunto il Petrolini surreale del “Nerone”, quello che, con occhi spiritati, prometteva: Roma “rinascerà più bella e più superba che pria” (Raggi e Grillo devono avere in testa la scena, se ogni volta che qualcosa a Roma si inceppa, il sogno tragicomico della resurrezione dalle ceneri torna a galla uguale a se stesso).

 

E però (altro che rinascita), a Roma questi sono giorni di emergenza tavolino-selvaggio e di psicosi-roditore e di recrudescenza-polemiche attorno alla monnezza, con cassonetti stracolmi e lite tra Regione (che vorrebbe altri centri di smaltimento) e Comune (che difende il suo piano-rifiuti) – con contorno di commenti esteri (per la Bbc Roma è sporca) e sottofondo di borbottìo ex post: l’ex assessore all’Ambiente Paola Muraro, in un’intervista a Repubblica, rivendica un suo credito da consulente con l’Ama e mette la lapide sulla giunta al grido di: “Sono tornati i vecchi poteri”. Ma i giorni da sindaca sottomarina stanno per finire anche per altri motivi, primo tra tutti il fastidioso (per Raggi), se non pericoloso, ennesimo caso firme, solo che stavolta non dell’M5s palermitano ma romano si tratta: sollevato dalle “Iene”, il pasticciaccio potrebbe infatti arrivare in Procura, complice l’interessamento dell’opposizione (Pd), ma anche la sotterranea lotta tra correnti (area Raggi contro area Roberta Lombardi, cui farebbero capo i due avvocati M5s Alessandro Canali e Paolo Morricone, accusati di irregolarità da loro smentite. Ma ora potrebbe profilarsi sul tetto del Campidoglio il reato di “falso ideologico”. E per il Movimento della purezza – che della purezza fa bandiera – è già tutto troppo impuro.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.