Villa Borghese

A piedi nudi nel parco. Il lieve, discreto abbandono di Villa Borghese

Giuseppe De Filippi

Il caso da record europeo di uno dei più importanti spazi verdi della Capitale, lontano per cure e attenzioni dagli altri parchi cittadini

Se ci fossero per i parchi quegli adesivi che vanno molto per i ristoranti o per certi prodotti alimentari Villa Borghese potrebbe far attaccare a tutti i suoi ingressi con orgoglio l’attestazione di essere un parco “no cinghiali” e per gli stranieri “boar free”. E’ un risultato casuale, dovuto non a scelte ma solo alla posizione centrale e circondata da urbanizzazione. Non è acquisito per sempre, perché l’inselvatichimento dell’Urbe è un processo che sta aumentando di intensità, ma per ora permette almeno una certa tranquillità a chi porta il cane nello storico pratone cui si accede da Valle Giulia e che da decenni è destinato a quello scopo. Pratone dei cani prima della burocratizzazione del linguaggio, “area ludica per cani” oggi. Ludicità quindi resa anche più spensierata grazie alla mancanza del rischio di confronto, sempre perdente per il canide e vantaggioso per l’ungulato, tra cani e cinghiali, e che invece costituisce un rischio serio nei parchi più periferici .

 

Villa Borghese resta staccata per cure e attenzioni dagli altri parchi cittadini, all’interno di una quantità di verde pubblico comunque da record europeo. Come se la vicinanza con le zone turistiche e amministrative ne avesse fatto un luogo da tutelare, e qualche influsso può essere arrivato anche dalle costose zone residenziali del lato della villa verso la zone Parioli/Pinciano, mentre già nel declivio che porta a piazzale Flaminio, popolarizzato dallo snodo di trasporto pubblico e dai mercatini improvvisati, e riportato nella confusione automobilistica dal tratto finale di via del Muro Torto, si avverte un graduale aumento dell’incuria.

 

Villa Borghese non tocca i vertici di abbandono di altri parchi, tra topi morsicatori, antichità romane maltrattate (Villa dei Gordiani e Parco della Caffarella), giochi di bambini preclusi (ancora Villa dei Gordiani), edifici settecenteschi preclusi al pubblico e inspiegabilmente isolati (Villa Pamphili), alberi pericolanti e a volta proprio crollati di schianto (Villa Celimontana), insediamenti stabili di persone che controllano in modo minaccioso il territorio (Parco del Celio), degrado di alcuni lasciti di massima importanza storica (Villa Ada). Non tocca quei vertici, qui elencati in modo casuale, ma è pervasa da un lieve, discreto, abbandono. L’autorità è rappresentata da una sufficiente presenza di forze di polizia ma lo straniero che facesse una passeggiata per il parco, e anche l’italiano o il romano, avrebbero il ricordo di un solo, vero, marchio ricorrente e di un’unica presenza standardizzata e organizzata: quelli dei camioncini dei panini. I mezzi giallognoli, con qualche foto romaneggiante sulle fiancate, e prodotti discutibili in vendita, presidiano ogni snodo interno alla Villa. A prezzi, però, più cari di quelli degli aeroporti o dei grandi alberghi. Una bottiglia di quelle da mezzo litro in plastica di acqua, se a temperatura di frigorifero, la potete acquistare per 2,5 euro. Per il cappuccino si sale a 5 euro. Il tutto senza alcun supporto o appoggio, e senza smaltimento perché nessun camioncino fornisce al cliente un secchio o qualcosa di simile per i rifiuti. Ne fanno le spese i pochi cestini presenti, quelli in metallo pesante, con l’accesso stretto e messo per traverso per cui a doverci buttare qualcosa dentro si ha un po’ il brivido della mano nella bocca della verità e un po’ il timore di sfiorare un umidiccio non rassicurante. Intorno, nei prati e soprattutto negli angolini, la quantità di carte e plastiche volanti è sgradevole. Non arriva all’eccesso, ma dà fastidio. Le panchine, particolarmente quelle del viale per cui si accede alla Galleria Borghese e più avanti agli altri edifici storici, sono state in gran parte danneggiate e non riparate, con le barre di legno divelte o rimosse e i supporti di ferro arrugginiti che sporgono in modo minaccioso.

 

Le fontane sono curate, ma in due casi, per l’intasamento dello scarico interno, l’acqua usciva dalla vasca e formava piccoli scoli esterni. Vicino a Piazza di Siena, e lontano da fontane ma in presenza di uno scarico evidentemente otturato da tempo (malgrado un periodo cittadino fino ad ora di semi-siccità) si può notare una pozzanghera da 10 metri per 2, con una profondità massima apparente vicino al mezzo metro. Lì vicino c’è il cinema per bambini, di fronte la casa del cinema per i grandi col suo arredamento da aperitivo burocratico, lateralmente una giostra, e poco più avanti il noleggio dei risciò (12 euro l’ora). Giochi gratuiti non ne abbiamo visti, unico servizio sportivo fornito sono le indicazioni chilometriche per chi fa jogging. L’erba però è ben falciata e gli alberi potati a dovere e anche sostenuti nel modo più corretto se ancora giovani. I cespugli sono in ordine, la ghiaia dei viali è pulita. Un accampamento persiano, aldilà della strada attraversa anche dai bus, e da taxi lanciati ben oltre i 30 all’ora che sarebbero raccomandabili visti i tanti attraversamenti, segnala che in una serie di tende si sta tenendo un’iniziativa dimostrativa per la diffusione dello sport. Il declino è lento, si capisce che pezzi dell’amministrazione funzionano e altri no, si percepiscono scambi di corrispondenza burocratica tra uffici e si avverte l’eco di responsabilità reciprocamente addossate. Poi però uno guarda appena fuori, nota come parcheggia gran parte dei frequentatori, e distribuisce equamente, per quanto possibile, meriti e lagnanze.

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