Virginia Raggi (foto LaPresse)

“Sono stati eteroguidati dal M5s”, dicono i sindacalisti storici

Maurizio Stefanini

Raggi a parte la grillizzazione della protesta è sempre più evidente

Roma. “Ci fa molto piacere sapere che il sindaco Virginia Raggi si è schierata al fianco dei tassisti. Se riuscisse a far rispettare quelle semplici regole a tutela della categoria che già ci sono e che il Comune di Roma non ha mai fatto rispettare, ci farebbe più piacere ancora”. E’ sarcastico Daniele Saulli, presidente regionale del Lazio dell’Unione Radiotaxi Italiani (Uri), nel commentare l’improvvisa discesa in campo della prima cittadina capitolina. E spiega: “Nell’incontro con i tassisti il ministro Del Rio ha sancito che al di là del 29 comma uno quater la legge 21/92 è pienamente in vigore e va applicata. E la legge che dice che il noleggio con conducente deve partire da una rimessa situata nel Comune di appartenenza, perché i Comuni rilasciamo le licenze da noleggio in base alle esigenze dei Comuni stessi. A Roma invece c’è un’invasione di 5200 noleggi che usano Uber venendo da tutta Italia, e che sicuramente non è che a fine servizio si fanno 600 o 700 km per tornarsene nella rimessa del Comune in cui le loro licenze sono state rilasciate. La sindaco Raggi in campagna elettorale ci ha detto che avrebbe comunque applicato queste regole, ma la cosa non l’ha mai fatta. Poiché fare del mero populismo non serve, mi aspetto che da domani la sindaco Raggi si metta una buona volta a far rispettare queste leggi che finora non ha mai fatto rispettare”.

 

Raggi a parte, la grillizzazione della protesta è sempre più evidente. Già alla vigilia degli incidenti Saulli aveva spiegato al Foglio che la protesta stava “scappando di mano”, confermando il grido d’allarme che sulla protesta dei taxi aveva già lanciato il presidente nazionale dell’Uri Loreno Bittarelli. Da una parte, l’autoconvocazione di centinaia di tassisti in tutta Italia a “prendere un caffè” davanti a Montecitorio, in una mobilitazione al di fuori dei programmi dei sindacati. Dall’altra, le minacce sempre più pesanti che stavano arrivando a coloro che avrebbero l’intenzione e magari la necessità economica di tornare al lavoro. Nel mezzo, lo spazio che l’assenza dei taxi ha aperto proprio a quelle Uber, MyTaxi e affini contro la quale la protesta si è scatenata, per chiedere il ritiro di quel decreto “mille proroghe” in cui sono contenuti provvedimenti ritenuti favorevoli proprio a questo tipo di nuovi servizi. “Su Roma e Milano ci sono complessivamente circa 13.000 taxi. Incassando 100 euro lordi al giorno per ogni tassista, in 6 giorni ogni tassista ha perso 600 euro e complessivamente abbiamo regalato ai nostri concorrenti quasi 8 milioni di euro”, aveva detto Bittarelli, ipotizzando che i promotori dell’autoconvocazione, “persone senza nome e senza volto”, fossero la stessa “gente che va in giro per i posteggi a minacciare le persone per farle scioperare”. “Sei giorni consecutivi di fermo del servizio taxi sulle città di Roma e Milano producono danni enormi alla nostra categoria, che saranno difficilmente riparabili in breve tempo”, aveva pure detto Bittarelli.

 

Insomma, “la nostra onestà intellettuale ci impone di prendere atto di quanto avvenuto e fare un passo indietro”. Come Bittarelli, Saulli ribadisce una ferma ostilità al “mille proroghe”. “Il governo ci ha tradito”, era stata la sua valutazione. “A marzo dello scorso anno aveva aperto un tavolo in cui tutte le sigle sindacali avevano firmato un documento per il riordino del trasporto pubblico non di linea. Era stata fatta una legge delega, discussa tra sindacati e governo. Ma l’emendamento Lanzillotta va ad annullare i principi della territorialità e del rientro in rimessa. I tassisti si sono trovati spiazzati e si sono arrabbiati, anche perché mettere dentro senza preavviso un emendamento alle 2 di notte è cosa quanto mai subdola”. Adesso la soluzione che è stata raggiunta gli sembra soddisfacente. “Il documento è stato letto alla base, e la maggioranza lo ha accettato di buon grado. Adesso abbiamo 30 giorni per metterci seduti a questo tavolo e ovviamente scrivere delle regole che vanno appunto a regolamentare il servizio non di linea”.

 

Ma la violenza poi c’è stata sul serio. “La vicenda è stata strumentalizzata politicamente da soggetti che non c‘entravano niente con la categoria, e che hanno esasperato gli animi più del dovuto”, denuncia Saulli. Ha ragione Bittarelli a dire che lo sciopero a oltranza ha favorito Uber? “Ovvio. Non essendoci il taxi, la gente trova mezzi alternativi. Che non sono affatto più a buon mercato: ho visto foto sui giornali a proposito di corse da 20-30 euro sono arrivate a 60-70. Addirittura 160 euro, dal centro di Roma a Fiumicino”. Non è però che l’immagine dei taxi romani sia quella di mezzi particolarmente a buon mercato… “L’immagine sarà pure quella, però se lei va sul sito di Uber lo dicono chiaramene che nei momenti in cui c’è più richiesta i prezzi aumentano, nel momento in cui c’è meno richiesta i prezzi diminuiscono. E’ questa la concorrenza?”.

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