Gustavo Denegri

Prego che i torinesi facciano a Gustavo Denegri un monumento

Camillo Langone

Non ci si avventura nell’altissima ristorazione, che è ad altissima intensità di lavoro, per brama di guadagno, dunque il movente sarà la soddisfazione personale, l’orgoglio municipale, l’amor di patria

Un Cambio in ogni città, un Gustavo Denegri in ogni città. In Italia se un ristorante è storico è dotato di muffa e ragnatele, se invece è moderno è privo di anima e di fascino. Il settecentesco-ottocentesco, casanoviano-cavourriano Cambio di Torino è la strabiliante eccezione a questa triste regola e il merito è di Gustavo Denegri, secondo “Forbes” l’uomo più ricco della città. In ogni città italiana c’è l’uomo più ricco della città ma solo a Torino i soldi sono stati messi al servizio dell’eccellenza gastronomica la più peculiare. Piazza Carignano 2 prima dell’arrivo di Denegri era diventato un indirizzo da tribunale fallimentare più che da guide gourmet: spero che adesso il ristorante produca profitti ma il numero dei valorosi collaboratori (indispensabili per arrivare a questi livelli) mi fa nutrire qualche dubbio. Non ci si avventura nell’altissima ristorazione, che è ad altissima intensità di lavoro, per brama di guadagno, dunque il movente sarà la soddisfazione personale, l’orgoglio municipale, l’amor di patria: prego che fra cento anni i torinesi facciano a Denegri un monumento, e che subito cento ricchi di altre cento città italiane lo prendano a monumentale esempio.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).