Un'immagine del Salone del libro di Torino (foto LaPresse)

Tutto è vanità, ma al Salone del libro di Torino qualcosa di cui vantarsi c'è

Camillo Langone

A Milano i libri si leggono nei capannoni ultraperiferici, nel capoluogo piemontese nei caffé storici

Ecclesiaste, maestro mio, hai scritto che “i libri si moltiplicano senza fine ma il molto studio affatica il corpo”. Anche le rassegne del libro si moltiplicano senza fine, affaticando le gambe dei visitatori e i conti degli editori. Su ogni ingresso di ogni fiera dovrebbe campeggiare la tua massima: “Tutto è vanità e un inseguire il vento”. Io ho scelto, Ecclesiaste, di inseguire il vento a Torino invece che a Rho primo perché a Torino mi invitano, secondo perché a Torino ci sono Castellamonte, Guarini, Juvarra, mentre a Rho c’è Fuksas, terzo perché a Torino si può cenare al Cambio e non dico a Rho ma nemmeno a Milano esiste un ristorante come il Cambio al contempo bello e buono e antico quasi come te e il tuo libro che, nell’ambito del Salone del Libro, pubblicamente leggerò domenica mattina da Fiorio. Insomma a Milano i libri si leggono nei capannoni ultraperiferici, a Torino nei caffé storici: tutto è vanità, grazie a te ne sono convintissimo, e però a Torino qualcosa di cui vantarsi c’è davvero, almeno.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).