LaPresse/Elisa Contini

Moralismi ad hominem. La sospensione del pensiero critico in campagna elettorale

Giovanni Maddalena

Godiamoci pure la fantasia e l’arguzia dei candidati nel cogliere le debolezze altrui: basta che alla fine dell’inevitabile kermesse si torni al rispetto della logica e della ragionevolezza

Che Luigi Di Maio abbia lavorato poche ore in vita sua di per sé non esclude la possibilità che abbia qualcosa di valido da dire sull’economia. Così come il fatto che Silvio Berlusconi sia stato condannato in via definitiva per un reato non vuol dire che non possa proporre qualcosa di buono per la giustizia italiana. Nemmeno il fatto che Matteo Renzi avesse detto che si sarebbe ritirato dalla politica in caso di sconfitta al referendum costituzionale è un buon motivo per non fargli proseguire la carriera politica, magari nel Senato che voleva abolire. E così il fatto che Maria Elena Boschi abbia parlato con dei banchieri a proposito del salvataggio di una banca dove il padre aveva un ruolo significativo, non impedisce in alcun modo che l’ex ministro possa dire qualcosa di sensato sulla politica in generale e sulle banche in particolare. Tutti gli argomenti che utilizzano comportamenti o situazioni delle singole persone candidate – argomenti che sentiremo in continuazione in campagna elettorale su tutti i protagonisti – sono argomenti ad hominem, ossia ragionamenti in cui il fatto che una persona si comporti o si sia comportata in un certo modo, abbia detto o abbia fatto qualcosa in contraddizione con ciò di cui si occupa, ciò che sostiene o si accinge a fare, viene utilizzato per attaccare la verità di ciò che viene detto. “Non puoi dire che è sbagliato fumare perché tu fumi” ne è l’esempio più classico. In fondo, sono tutti argomenti moralisti, poggiati cioè su una misura pre-selezionata da chi parla.

  

Come mai questi argomenti, che sono erronei per il pensiero critico, nel senso che non si può legare in modo necessario la verità al comportamento, sono così potenti e costituiscono buona parte dell’armamentario di argomentazioni usate dai candidati? Certo, viviamo in un’epoca di immenso moralismo. Privi di visioni forti, ci siamo attaccati all’etica, anche se pensiamo di esserne esenti, immuni o superiori. Tuttavia, in politica la forza degli argomenti ad hominem è sensibilmente più rilevante che nella vita quotidiana. Perché? Perché in politica, con buona pace di coloro che fanno appello ai bei sentimenti, si vota principalmente contro qualcuno e non per qualcuno. Ciò non è dovuto tanto alla particolare cattiveria della specie umana, all’“aiuola che ci fa tanto feroci”, quanto più semplicemente al sistema rappresentativo. Non c’è nessun candidato che sia perfetto per il suo elettore perché nessun candidato esprimerà esattamente i pensieri, i sentimenti e le convinzioni del suo elettore. Rassegnandoci a votare per qualcun altro, che non sia noi stessi, votiamo inevitabilmente il meno peggio, cioè il più vicino. La logica del meno peggio implica però una graduatoria negativa. C’è il meno peggio e poi ci sono gli altri, che sono peggio.

  

Argomenti poco significativi

Gli argomenti ad hominem vengono tanto utilizzati e hanno tanto successo perché aiutano a stabilire questa gerarchia di prossimità e lontananza, che non riguarda la verità o la falsità che il pensiero critico richiederebbe. Così si spiega anche come mai alle volte vincano candidati – si pensi a Donald Trump in America – che pochi dicono di aver votato. Tutti ne sottolineano i difetti, oggetto di barzelletta e scherno, ma alla fine evidentemente sono candidati che sono stati considerati comunque più prossimi degli altri, meno peggio degli altri. Sono onesti quelli che dicono di non avere votato per Trump perché in effetti hanno votato contro la Clinton. Così funziona sempre nei sistemi rappresentativi.

  

Prepariamoci dunque a un mese di argomenti ad hominem poco significativi per il pensiero critico, godendo della fantasia e dell’arguzia dei candidati nel cogliere le debolezze altrui: basta che alla fine dell’inevitabile kermesse in cui ciascuno cerca giustamente le “parole contro” che servono per conquistare il maggior numero di voti, vincitori e vinti siano pronti a tornare al rispetto della ragionevolezza, della logica e del legame tra parole e fatti che sono invece necessari per governare.

Di più su questi argomenti: