Pietro Grasso (foto LaPresse)

La “nuova proposta” della sinistra di Grasso: copiare Grillo

Luciano Capone

Mdp come l'M5s: l’Ue è vista come il problema ma anche come l’unica soluzione, in una visione un po’ schizofrenica che pretende più Europa ma anche meno Europa

Roma. La sinistra unita – quella che va da Bersani a Civati, passando per Fratoianni e Falcone&Montanari, e che dovrebbe avere come leader Pietro Grasso – ha partorito un documento programmatico. Il manifesto rivisto fino all’ultimo da tutti i partecipanti del nuovo cartello politico che dovrà costituirsi nelle prossime settimane si chiama “Una nuova proposta”. Ma a dispetto del nome è un insieme di cose già viste e sperimentate, senza grandi risultati, a metà tra le proposte alternative del M5s e quelle stataliste del Pci, quindi collocabile in una dimensione spazio-temporale che si trova un poco prima della caduta del muro di Berlino e un poco dopo il V-Day di Beppe Grillo. La nuova forza politica ha un orizzonte di discontinuità rispetto al passato, “chiediamo il voto contro ogni alleanza innaturale” perché l’avanzata della destra “non può essere arrestata da piccole o grandi coalizioni a difesa dell’establishment”. I malevoli penseranno che questo passaggio sia solo una critica al Pd di Renzi, ma in realtà è qualcosa di più: una radicale autocritica di Pier Luigi Bersani (Mdp) e Stefano Fassina (SI) rispetto alla scelta, da segretario e responsabile economico del Pd, di stringere due alleanze con il centrodestra, prima con il governo Monti e poi con il governo Letta.

 

Ora si cambia registro e si punta sui veri valori della sinistra: uguaglianza, lavoro, Costituzione, ambiente, diritti civili e tanto stato, praticamente ovunque. Il contesto della “nuova proposta” è quello della critica al “capitalismo finanziario” e alle istituzioni europee “egemonizzate dal neoliberismo”.

 

L’Unione europea quindi è vista come il problema ma anche come l’unica soluzione, in una visione un po’ schizofrenica che pretende più Europa ma anche meno Europa. Da un lato infatti si chiede di “rilanciare la costruzione europea in senso progressivamente federalista”, quindi con maggiori competenze e maggiore “coordinamento delle politiche fiscali” e dall’altro si chiede invece che “l’Europa abbandoni l’austerità e il Fiscal compact e tenga fuori dai calcoli del deficit le spese per la crescita e gli investimenti”. Chiedere mano libera sui conti pubblici è naturalmente il metodo migliore per strozzare nella culla qualsiasi tentativo di maggiore integrazione, soprattutto se a livello di policy questa richiesta è accompagnata da proposte abbastanza bizzarre come quella di “aprire in una trattativa in sede europea perché siano riconosciuti e compensati gli extra costi relativi alle condizioni d’insularità delle nostre isole”. L’idea che altri stati debbano risarcire l’Italia perché ha delle isole potrebbe essere appoggiata dall’Irlanda che è un’isola e dalla Grecia per i suoi arcipelaghi, ma probabilmente verrebbe accolta a Bruxelles con una risata. Anche perché per lo stesso principio l’Austria potrebbe chiedere un indennizzo perché non ha sbocchi sul mare, la Finlandia perché lì fa troppo freddo e così via…

 

Sempre a livello di policy ci sono, come dicevamo, diverse cose grilline: economia circolare per fermare i cambiamenti climatici, rifiuti zero, liberazione dai combustibili fossili, “democrazia energetica” e anche una “sala verde” come “luogo ci concertazione permanente”. Alcune cose di sinistra classica: più uguaglianza, più progressività, abolizione del Jobs Act, più spesa pubblica e tanti “piani” (per il territorio, per il Mezzogiorno, per l’ambiente, per il credito, per l’industria). E ovviamente tante tasse: sul reddito, sugli immobili, sui capitali, sui patrimoni, sul carbone, sui robot e via di seguito. Tutte queste tasse di certo non saranno sufficienti a finanziare i numerosi piani di spesa (anche per cultura e sanità) e pertanto bisognerà “avviare una lotta senza quartiere all’evasione fiscale di chi ha di più”, che si rivolgerà principalmente “alle grandi multinazionali” (così gli elettori evasori vengono rassicurati).

 

Ma ciò che più abbonda sono le contraddizioni. Ad esempio si afferma di volere “un’età di accesso al pensionamento in linea con quella dei paesi europei”, senza considerare che in Italia l’età effettiva di pensionamento è più bassa di diversi anni rispetto ai nostri partner. Sul tema Mezzogiorno si propone un grande piano per le infrastrutture “dai porti agli interporti, dalla viabilità alla rete ferroviari”, ma poi si dice basta “alle grandi opere”. Infine in questa smania di spendere e tassare senza uno scopo preciso, la “nuova proposta” della sinistra consiste in “incentivi di Industria 4.0” per favorire l’innovazione e “tassare i robot” perché rubano il lavoro: ti do i soldi se investi, ma me li ridai se lo fai. Come per l’alleanza con il Pd, il programma riflette la condizione di una sinistra che ancora non sa bene cosa vuole fare.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali