L'anno terribile della sinistra europea

Panorama dei guai socialisti e socialdemocratici nel 2017: sconfitti alle elezioni, con poche idee nuove e con un elettorato che si fa ammaliare dalle alternative più radicali

Maurizio Stefanini

Roma. La crisi dei grandi partiti della sinistra di governo è una tendenza generale in atto da anni, ma ha subito un’accelerazione nel 2017 a causa delle elezioni politiche che si sono svolte nella maggior parte dei paesi europei. E’ una crisi globale, perché i socialisti e i socialdemocratici sono sconfitti e in difficoltà in tutto il mondo: all’ultimo G20 di Amburgo soltanto Italia, Canada e Corea del sud esprimevano leader politici di partiti di centro-sinistra, tra l’altro con forti influenze centriste. Ma è una crisi specificamente europea, perché in quasi tutte le recenti elezioni il partito socialista o socialdemocratico, spesso al governo sino alla vigilia, ha realizzato il risultato peggiore della propria storia, come si vede dai grafici di questa pagina. Persino nei paesi scandinavi, spesso citati come esempio di politiche di sinistra in grado di sopravvivere alla prova del governo, il modello non regge più, e vede il sorpasso dei liberali e addirittura la partecipazione dell’estrema destra alle coalizioni, come in Norvegia.

  

Pasokizzazione è stato chiamato il fenomeno che vede partiti socialisti europei importanti e influenti disgregarsi come è successo al Movimento Socialista Panellenico (Pasok): fondato nel 1974 e al governo da solo più volte negli ultimi vent’anni, ha raggiunto percentuali che lo rendono irrilevante negli scenari della politica greca. Da oltre il 40 per cento nel 2009, la sinistra greca ha raggiunto il record negativo nel 2015, con il 4,7 per cento dei voti

 

Tuttavia, la difficoltà non è solo elettorale, è più profonda e interroga la stessa sopravvivenza della sinistra novecentesca. Erede delle forze politiche nate durante la rivoluzione industriale e del grande cambiamento ideologico determinato dall’ascesa del comunismo in Russia, nel secondo dopoguerra la socialdemocrazia ha governato quasi tutti i paesi europei.

   

Già la storica Sezione Francese dell’Internazionale Operaia (Sfio) fondata nel 1905 aveva rischiato la scomparsa il primo giugno 1969 quando Gaston Defferre ottenne solo il 5,01 per cento alle presidenziali. Il nuovo Partito Socialista fondato 6 settimane dopo fu invece capace di vincere due mandati presidenziali con François Mitterrand nel 1981 e nel 1988 e uno con François Hollande nel 2012. Alle ultime presidenziali, il candidato socialista, Benoît Hamon, è arrivato quinto 

 

Non è però stata in grado di adattare la propria ideologia e il proprio messaggio politico alle sfide e ai nuovi rapporti di forza generati dalla globalizzazione e dalla crisi finanziaria del 2007, allontanando una quantità sempre maggiore di elettori, che preferiscono alternative radicali, spesso di estrema destra (ma anche di estrema sinistra, come in Francia o Grecia). Laddove i partiti storici continuano a mantenere percentuali rilevanti è perché hanno scelto la strada della protesta e dell’utopia, come il Labour di Corbyn, o del centrismo, come il Partito democratico. Ci si chiede, quindi, se la crisi sia irreversibile oppure se l’ondata di disastri elettorali cui abbiamo assistito negli ultimi anni sia una caratteristica di questo momento storico.

 

Fondato nel 1946, il Partito del Lavoro olandese (Pvda) nel corso del XX secolo aveva ottenuto risultati altalenanti, tra un minimo del 23,55 per cento e un massimo del 33,83 per cento, esprimendo tre primi ministri, l’ultimo tra il 1994 e il 2002. Dopo l’ultima esperienza di governo era precipitato al 15,11 per cento, ma nell’ultimo governo era stato in coalizione col partito liberale di destra (Vvd) del primo ministro Mark Rutte

 

Labour Party in inglese, Páirtí an Lucht Oibre in gaelico, il Partito Laburista irlandese risale al 1912, ed era tradizionalmente la terza forza politica del paese. Nel 2011, con il contraccolpo della crisi economica, era improvvisamente balzato al secondo posto, diventando più influente e fondamentale per governare. Invece, dopo cinque anni di governo, il voto del 2016 lo ha riportato alle posizioni di partenza

 

Nel 1999, dopo anni di irrilevanza, i vari partiti di sinistra hanno dato vita all’Alleanza socialdemocratica, poi dal 2013 Alleanza-Partito Socialdemocratico di Islanda, che è riuscita a portare la sua leader Jóhanna Sigurðardóttir alla carica di primo ministro. Dopo una brusca caduta del consenso, arrivato ai minimi storici nel 2016, il voto di sabato scorso ha riportato i socialdemocratici al terzo posto, ai livelli del 2013  

 

Nel 2001 l’Alleanza della Sinistra Democratica-Unione del Lavoro era il primo partito, nel 2015 i suoi eredi erano usciti dal Parlamento. Alle ultime elezioni, la sinistra è riuscita a superare la soglia di sbarramento del 5 per cento prevista per i singoli partiti, ma non quella dell’8 per cento prevista per le coalizioni. Così in Polonia, che oggi è governata da un partito di estrema destra ed euroscettico, la sinistra non ha nemmeno un seggio

 

Il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe), fondato nel 1879, è uno dei più longevi del paese. Al governo da solo dal 1982 al 1996 e dal 2004 al 2011, è ancora il secondo partito, anche se negli ultimi anni ha perso consenso: in meno di un decennio le sue percentuali si sono quasi dimezzate, anche a causa della concorrenza di Podemos, il movimento antisistema guidato da Pablo Iglesias  

 

Il Partito Socialdemocratico di Germania (Spd), fondato il 23 maggio 1863, è uno dei più antichi d’Europa. Il 20,5 per cento ottenuto alle ultime elezioni è ancora un risultato ragguardevole se confrontato con gli altri, ma è il peggiore dal ritorno della democrazia in Germania: il grande risultato raggiunto nel 1998, il 40,9 per cento che portò alla cancelleria Gerhard Schröder, è solo un lontano ricordo

  

Il Partito Socialdemocratico Finlandese (Sdp), fondato nel 1899, tra 1910 e 1917 era il primo partito del paese, ma a seguito della scissione comunista si assestò attorno al 25 per cento. Il più debole dei partiti socialdemocratici della Scandinavia continentale, ma comunque anch’esso sempre al governo. Negli ultimi dieci anni ha avuto risultati altalenanti, ha partecipato a coalizioni di governo (nel 2011) ma dal 2015 è di nuovo all’opposizione

 

Il Partito Socialdemocratico Austriaco (Spö) è stato fondato nel 1945, ma come erede di un precedente partito risalente al 1889. Sempre al governo tranne in due parentesi (1966-70 e nel 1999-2006), alle ultime elezioni ha di poco superato il suo peggior risultato di sempre, ed è molto lontano dalle percentuali degli anni Settanta, quando oltrepassava stabilmente il 50 per cento dei consensi

 

Il Labour Party del Regno Unito, fondato il 27 febbraio 1900, è stato più volte forza di governo in alternanza con i conservatori. L’ultima volta ha espresso il primo ministro per quasi tredici anni, dal 1997 al 2007 con Tony Blair e dal 2007 al 2010 con Gordon Brown. L’attuale percentuale è la più alta dall’inizio del Nuovo millennio, ma è dai tempi di Margaret Thatcher che il Labour non perdeva tre elezioni consecutive

 

Fondato il 21 agosto 1887, il Partito Laburista norvegese (Ap) era una forza quasi maggioritaria dal 1933 al 1974, e ha oltrepassato il 40 per cento sia nel 1977 sia nel 1985. Nel 2001 è precipitato al 24,3 per cento, peggior risultato dal 1924. E’ risalito fino al 35 per cento nel 2009, ma alle ultime elezioni ha ottenuto il secondo peggior risultato, con il 27,4 per cento. E’ all’opposizione da due turni elettorali

 

Il Partito Socialdemocratico Ceco (Cssd), fondato nel 1873, già partito cardine della prima Repubblica cecoslovacca, era tornato a esserlo subito dopo la caduta del comunismo. Era stato sempre tra i primi due partiti e aveva espresso il primo ministro dal 1998 al 2006 e dal 2014 a oggi. Nel 2017 ha raggiunto il peggior risultato della sua storia: un terzo dei voti raccolti alle elezioni precedenti

 

Sono pochi i partiti di tradizione socialdemocratica che governano in Europa, tra questi quasi nessuno è ormai considerato portatore di politiche di sinistra. Il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha decisamente spostato i socialdemocratici verso destra, in Italia il Pd governa in una grande coalizione, il partito socialdemocratico laburista svedese governa, ma alle ultime elezioni ha raggiunto il suo minimo storico