Alessandro Di Battista (foto LaPresse)

Di Battista ormai fa campagna elettorale sui corpi dei defunti

David Allegranti

Il Cinque stelle e il caso David Rossi, il responsabile dell'area comunicazione di Mps deceduto il 6 marzo 2013

Roma. “Questa è una denuncia importante che facciamo. Dagli anni Settanta, dall’epoca di Sindona, del povero avvocato Ambrosoli, ammazzato perché avrebbe parlato su un crack bancario, è cambiato poco in Italia. Perché anche oggi c’è qualcuno che avrebbe potuto parlare, e mi riferisco a David Rossi, che di fatto è stato ammazzato rispetto al crack di Mps”. Mercoledì 18 ottobre, Camera dei deputati. Alessandro Di Battista prende parola per commentare l’intervento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sull’Unione europea. Ne viene fuori il solito fritto misto in cui nulla si tiene insieme, ma per Dibba questo non è importante. L’importante è fare casino, come la settimana scorsa davanti Montecitorio, quando una manifestazione contro la legge elettorale è diventato un comizio permanente contro la “mafia fuori dallo stato” e i partiti “fuori dalla Rai”. E nel fare casino Dibba, che scambia le aule parlamentari per palchi sui quali presentarsi brandendo caschi per motorino, mischia l’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, assassinato nel 1979 sotto casa da un sicario americano ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona su cui stava indagando, con la morte di Rossi, ex capo della comunicazione di Mps.

 

Che cosa c’entrino le due vicende non è chiaro. Se Di Battista ha elementi per sostenere che David Rossi è stato ucciso da qualche sicario, lo scriva sul Sacro Blog o, meglio, si presenti alla procura della Repubblica di Siena. Perché un conto è legittimamente non ritenersi soddisfatti dell’esito delle indagini (e dire che sono state fatte male) sul caso, riaperto e chiuso con un’ordinanza di archiviazione a luglio, un altro conto è l’uso e l’abuso a fini propagandistici. Le parole di Dibba fanno parte di un frasario grillino che ciclicamente si ripete e che con l’avvicinarsi delle elezioni s’intensificherà. L’anno scorso, a metà dicembre, il deputato del M5s Daniele Pesco si esibì in un sofisticato ragionamento per dare la colpa al Pd facendo finta di non darla: “Una persona ha deciso di andare a parlare con le forze dell’ordine e questa persona è stata gettata giù da una finestra, non si è suicidata, non sta né in cielo e né in terra. Su David Rossi grazie alla vedova e al M5s si sono riaperte le indagini. Ci sono chiari segni di colluttazione, non siamo ancora vicini a poter dire che questa persona sia stata ammazzata e questo un po’ ci fa imbestialire. Non dico il Pd sia responsabile ma era alla guida scellerata della banca che ha portato alla morte”.

     

L’autarchica Siena, con il suo rapporto malato fra politica e finanza e le sue ossessioni che la vorrebbero rendere ancora una repubblica autonoma appartata, è perfetta per la sceneggiatura della prossima campagna elettorale, che è doppia visto che nel 2018 si vota non soltanto per le elezioni politiche ma anche per il nuovo sindaco della città del Palio. Serve a Matteo Renzi per dire che Mps è una responsabilità politica e storica della sinistra, ma serve anche al M5s, che sceglie di strumentalizzare il caso del povero David Rossi, di cui si è tornati a parlare in questi giorni dopo la pubblicazione di un libro, “Il caso David Rossi. Il suicidio imperfetto del manager del Monte dei Paschi”, scritto da Davide Vecchi, e di alcuni servizi delle “Iene” a firma di Antonino Monteleone.

     

In un servizio, l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini ha lasciato intendere, in stile “mio cugggino mi ha detto”, che l’inchiesta sulla morte di David Rossi sarebbe stata malfatta per non fare emergere situazioni sconvenienti per qualche magistrato senese. “Un avvocato romano mi ha detto: devi indagare su alcune ville fra l’Aretino e il mare e i festini che facevano lì. Perché la magistratura potrebbe anche avere abbuiato tutto perché scoppia una bomba morale”. Piccini, che è candidato alle elezioni senesi, dopo la trasmissione ha annunciato querela dicendo che non sapeva di essere ripreso dalle telecamere, ma è stato molto generoso rilasciando altre interviste (concordate) sempre sullo stesso argomento. Ognuno ha la sua campagna elettorale da tutelare.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.