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Grasso favorito per la leadership di Mdp. Al Nazareno se la ridono

Redazione

Inizia la guerra tra gli scissionisti del Pd per la leadership futura

Tra gli scissionisti del Partito democratico è guerra sulla leadership futura. Dopo lo strappo con Giuliano Pisapia, Mdp dovrà infatti decidere chi guiderà la nuova “cosa rossa” in cui saranno coinvolti anche Tomaso Montanari, Nicola Fratoianni e Pippo Civati. E su questo terreno si scontrano due linee: quella di Pier Luigi Bersabi e quella di Massimo D’Alema. Il primo propone due soluzioni per arginare l’ex ministro degli Esteri ed evitare che sia lui il vero leader della sinistra a sinistra del Pd: Vasco Errani o Pietro Grasso. Errani infatti è buon amico di Bersani, è molto apprezzato dalla base ex Ds e, particolare di non poco conto, non va molto d’accordo con Massimo D’Alema. Con lui alla guida Bersani si sentirebbe rassicurato. Grasso, invece, ha dalla sua un altro vantaggio: non è un uomo targato ex Ds e quindi potrebbe far apparire più appetibile agli elettori la “cosa rossa”. Ma il presidente del Senato non ha ancora detto sì, anche perché sa bene che se accettasse questa offerta otterrebbe sì un seggio ma non avrebbe più un grande futuro politico, visto che gli scissionisti sono destinati ad avere un’esigua rappresentanza parlamentare nella prossima legislatura e a non giocare un ruolo decisivo quando, dopo le elezioni, si apriranno le danze. In più Bersani non sa quanto effettivamente Grasso possa essere indipendente da D’Alema. Il quale D’Alema vedrebbe con favore una soluzione apparentemente di più basso profilo. Ossia quella di affidare la leadership della “cosa rossa” a Roberto Speranza. Secondo l’ex ministro degli Esteri infatti Speranza è un giovane, e questo non guasta (più giovane di Matteo Renzi) e, sopratutto, è facilmente gestibile visto che D’Alema ha da sempre un grande ascendente su di lui. Nei prossimo giorni, perciò, si consumerà il braccio di ferro tra Bersani e D’Alema sulla leadership della sinistra. Il secondo, comunque, parte avvantaggiato. Infatti fanno riferimento a lui e non all’ex segretario del Partito democratico tutti i leader esterni a Mdp: Nicola Fratoianni, Tomaso Montanari e Pippo Civati.

 

A sinistra c’è chi scommette che alla fine, se vincerà le resistenze che ancora ha, alla fine potrebbe avere la meglio Grasso. Potrebbe essere lui la soluzione di mediazione. Il che, come si è detto, accontenterebbe Bersani, ma solo in parte, perché non gli assicurerebbe il fatto che D’Alema non continui a essere il vero leader ombra della “cosa rossa”. Nel frattempo al Nazareno guardano ai movimenti a sinistra del Pd con un certo interesse e molta soddisfazione. La reazione di Speranza, che in un’intervista al Corriere della Sera, ha liquidato Giuliano Pisapia, era attesa. Da quando Mdp ha capito che il Pd voleva veramente cambiare la legge elettorale, offrendo la possibilità all’ex sindaco di Milano, di coalizzarsi per i dirigenti del Partito democratico era ovvio che gli scissionisti accelerassero. Là qualcosa non può non far piacere a Renzi e ai suoi perché sposta le divisioni in un altro campo. Tanto più che nel Pd, ormai, si è raggiunto un compromesso interno tra le varie componenti e ogni distinguo e divisione sono state rinviate a dopo le elezioni politiche.

 

A dare una mano ai dirigenti del Partito democratico, dopo il disgelo con Renzi, è stato Romano Prodi, che ha un certo ascendente su Pisapia. E infatti al Nazareno è stato notato che l’ex sindaco di Milano negli ultimi tempi abbia insisto sulla necessità di dare vita a una sinistra che sia una sinistra di governo. Esattamente lo stesso ragionamento che fa l’ex presidente della Commissione europea. Un ragionamento che, automaticamente, esclude dalla colazione di centrosinistra Fratoianni e Montanari, cioè gli oppositori per vocazione che Mdp vuole imbarcare.

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