Ettore Rosato (foto LaPresse)

Evviva la legge truffa

Claudio Cerasa

Chi vi dice che in natura possa esistere una legge non truffa vi sta truffando. Ogni legge elettorale esprime un disegno e quello di oggi è quello giusto: esaltare la crisi nera del populismo. Non chiamatelo Rosatellum, semmai Arrostitellum

Non sappiamo se la nuova proposta di legge elettorale riuscirà a prendere magicamente una forma solida o continuerà a vivere comicamente in una forma a metà tra lo stato liquido e quello gassoso. Sappiamo però che in Italia ogni volta che una legge elettorale viene suggerita da un qualsiasi esponente di un qualsiasi partito che ha i numeri per poter far passare una legge elettorale un qualsiasi esponente di un qualsiasi partito che non ha i numeri per far passare la sua legge elettorale si alza regolarmente in piedi per dire con tono serio, grave e irritato una fregnaccia che suona più o meno così: questa legge elettorale è una vergogna, è uno scandalo, è un’infamia, è una truffa, e per questo bisogna combattere per non farla passare.      

Negli ultimi giorni, lo stesso copione è stato applicato alla lettera per fare a pezzi il così detto Rosatellum: una legge elettorale mista proporzionale-maggioritario, molto simile al Mattarellum che ha un 36 per cento di seggi assegnato con un sistema maggioritario basato su collegi uninominali e un 64 per cento di seggi assegnato con criteri proporzionali. Come spesso succede quando si parla di legge elettorale, gli oppositori del sistema in questione accusano i sostenitori del sistema di essere dei manigoldi che pensano solo ai loro sporchi interessi e lasciano intendere che nel mondo della politica possa esistere un’alternativa concreta a una legge truffa.

  

  

E ogni volta che si presenta questa discussione non c’è nessuno che abbia il coraggio di dire una verità semplice e lineare che proviamo a mettere giù così: chi vi dice che in natura possa esistere una legge non truffa vi sta truffando. Vi sta truffando quando vi dice che l’unica legge non truffa è il proporzionale, perché in fondo è un po’ una truffa fare una legge elettorale che dice l’opposto di quanto chiesto anni fa (1993) da milioni di cittadini che votarono in un referendum per non avere mai più un sistema proporzionale. Vi sta truffando quando vi dice che l’unica legge non truffa è il maggioritario, perché in fondo è un po’ una truffa fare una legge elettorale che promette di offrire ai cittadini la possibilità di esercitare un potere che in realtà è negato loro dalla Costituzione: quello di scegliere il presidente del Consiglio. Vi sta truffando infine quando vi dice che l’unica legge non truffa è quella che dà “davvero” la possibilità agli elettori di avere un paese perfettamente governabile, quando è invece la Costituzione più bella del mondo a rendere difficile la governabilità a causa di un sistema caratterizzato da una disomogeneità di attribuzione dei seggi tra Camera e Senato.

 

Così come è vero che la governabilità la fanno gli elettori, e non le leggi elettorali, è altrettanto vero che ogni legge elettorale contiene un qualche elemento che tradisce un possibile disegno politico futuro e che di solito viene trasformato in una “truffa” da chi quel disegno lo subisce o non ha i voti o la capacità di ribaltarlo. Di fronte a ogni legge elettorale non si tratta dunque di stabilire se ci si trovi in presenza o no di una truffa (sulle questioni di costituzionalità meglio fidarsi più della Consulta che del sistema Rousseau) ma si tratta solo di stabilire se il disegno presente in una legge è giusto oppure no. Nel caso specifico, il disegno evidente che emerge tra le righe di questa legge è un disegno perfetto. Evita a Berlusconi di dover fare una mossa contro natura, ovvero una lista con Salvini. Permette al Pd di trasformare il voto ai partiti alla sinistra del Pd in un voto del tutto inutile (un elettore di sinistra che non vota Pd per fare un dispetto al Pd non fa un dispetto al Pd ma rischia di favorire la vittoria in quel collegio di un candidato di Berlusconi, di Salvini o di Grillo).

 

 

E soprattutto crea le condizioni affinché i due partiti meno di lotta e più di governo (Pd e FI) si presentino di fronte agli elettori con un vantaggio competitivo sui partiti meno di governo e più di lotta (ai maggiori partiti di centrodestra e centrosinistra andrebbero i seggi dei partiti alleati che non raggiungono il tre per cento e i partiti svantaggiati sarebbero naturalmente quelli incapaci tanto di costruire coalizioni quanto di esprimere candidati competenti). Detta fuori dai denti: c’è da augurarsi che questa legge elettorale passi presto dallo stato liquido a quello solido perché potrebbe aiutare a rendere ancora più nera la crisi del populismo e a rendere ancora più possibile l’affermazione di formule di buon senso per governare (la grande coalizione, che Dio la benedica). Se la truffa è questa, se la truffa è arrostire le zanzare sovraniste rendendole inoffensive attraverso un sistema non perfetto ma che favorisce la competizione , allora lunga vita alla truffa, lunga vita all’Arrostitellum. Sempre che poi non si abbia voglia di ascoltare lezioni di democrazia parlamentare da un partito che vuole cancellare la democrazia rappresentativa.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.