LaPresse / Roberto Monaldo

Mamma che gaffe

Valerio Valentini

Dai parcheggi rosa di Pontida agli stereotipi che a volte ritornano. Quando la politica prova a parlare di donne e mamme è sempre polemica 

Da buon grillino, Giancarlo Cancelleri l'ha messa giù semplice e brutale. “La terra dà i frutti come la donna fa i figli”. E dunque è bello “pensare che sia una donna a guidare l'agricoltura”: ecco spiegata l'assegnazione – solo ipotetica, per ora, in attesa delle elezioni del 5 novembre – dell'assessorato in questione a Federica Argentati. Nissena, agronoma, presidente del Distretto produttivo agrumi di Sicilia dal 2010. Ma soprattutto donna, sposata e – come alla donna evidentemente si conviene, stando al candidato governatore pentastellato – con due figli. Come la terra, emblema della fertilità, della vita che si rinnova. Metafora vecchia almeno quanto il mondo, recuperata dal prode Cancelleri più o meno nelle stesse ore in cui, al capo opposto dell'Italia, il sindaco leghista di Pontida, Luigi Carozzi, dimostrava la sua premura assistenziale nei confronti delle donne in attesa di prole. Purché cittadine europee e appartenenti a famiglie naturali: per puerpere lesbiche e gravide extracomunitarie al volante, niente parcheggi rosa riservati. Nell'uno e nell'altro caso, copiosa produzione di commenti sdegnati: Cancelleri s'schermito come ha potuto (“Non entro in una polemica inutile”), Carozzi ha fatto retromarcia annunciando la modifica del provvedimenti incriminato.

  

Che fatica, la mamma. Sembra esser diventata proprio lei, l'inciampo inevitabile dei politici di qualsiasi schieramento. Tanto che viene quasi da rimpiangere i bei tempi andati, quando nell'immaginario degli italiani la donna soprattutto quello, era: custode della famiglia, vestale del sacro fuoco della fecondità e dall'amore sponsale. E così poteva essere rappresentata sui manifesti elettorali della Dc di inizio anni Cinquanta, senza tema di scandalo: mentre teneva attaccato il suo poppante al seno pudico sotto la scritta, a caratteri cubitali, “MAMMA VOTA”, e chiaramente non per te stessa ma “per il suo avvenire”.

Poi, molto poi, la società ha cominciato ad affrancarsi finalmente da certi stereotipi, da una visione appena appena arcaica del ruolo delle donne. E la politica, ansiosa di rincorrere gli umori della folla, ha deciso di rinnovare il suo vocabolario. Ma lo ha fatto con goffaggine, quasi denunciando la fretta con cui aveva provato ad adeguarsi. Ed ecco che allora la mamma ritorna, nei discorsi e negli slogan, sempre più insistentemente, specie oggi che l'allarme demografico risuona così forte: ma ogni volta è uno scivolone, una gaffe. Ogni volta un vespaio di accuse e di rinfacci.

  

Ne sa qualcosa Guido Bertolaso, che l'anno scorso, nel pieno della campagna elettorale più matta della storia recente di Roma, pensò di aver trovato una buona scusa per giustificare la sua rottura con la leader di Fratelli d'Italia. E disse: “La Meloni? Deve fare la mamma. Mi pare sia la cosa più bella che possa capitare ad una donna nella vita”. E non domo, pensando di metterci una pezza, precisò: “Non vedo perché qualcuno deve costringerla a fare una campagna elettorale che sarà feroce, e poi nel momento in cui deve cominciare ad allattare, incominciare anche a occuparsi delle buche, della sporcizia, del traffico, dei topi, della microcriminalità”. Mamma mia, che brutta prospettiva. Seguì, inevitabile, profluvio di dichiarazioni indignate e di tweet solidali bipartisan, da Maria Elena Boschi a Virginia Raggi. 

Ad un ragionevole sostegno alle giovani coppie pensava evidentemente Matteo Renzi quando nel luglio scorso decise di creare, all'interno della segreteria del Pd, un dipartimento ad hoc. Solo che pure lui, incauto, incespicò su quella maledetta parola: lo chiamò dipartimento “mamme”, dando di nuovo il via al battibecco sullo svilimento del ruolo della donna, sull'indegna equiparazione tra donna e mamma, sulla persistenza di una cultura sessista e maschilista e tutto il resto. Poi, certo, anche nel partito ci misero del loro, per farsi del male. E Patrizia Prestipino, la folcloristica professoressa di Pomezia, fedelissima boschiana, spiegò in un'intervista radiofonica che “se uno vuole continuare la nostra razza, se vogliamo dirla così, è chiaro che in Italia bisogna iniziare a dare un sostegno concreto alle mamme e alle famiglie. Altrimenti si rischia l'estinzione tra un po' in Italia”.

  

Più spudorato, come al solito, Silvio Berlusconi. Lui, che alla sua mamma Rosa aveva dedicato una venerazione sincera, all'indomani della vittoria di Emmanuel Macron all'Eliseo parlò del giovane leader di En Marche! Come di “un ragazzo di 39 anni con belle esperienze di lavoro alle spalle e soprattutto con una bella mamma che lo ha portato sottobraccio già da quando era bambino”. Si riferiva alla moglie, ovviamente. E in altri tempi sarebbe scattata la cerimonia degli editoriali contro “il Cavaliere che c'imbarazza davanti agli occhi del mondo”: ma siccome, ancora a maggio scorso, a Repubblica lo consideravano bollito, non se ne fece niente. Fu un'eccezione.