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Sepolcri imbiancati

Redazione

Come il M5s promette la “rivoluzione onesta” mentre coccola gli abusivi

I più saggi e smagati tra gli italiani, Croce e Montanelli, Prezzolini e Longanesi, già ci avvertivano di diffidare di moralizzatori e rivoluzionari un tanto al chilo, delle loro bocche urlanti e dei loro profili che sembrano veri e risoluti, della furbizia che sempre si occulta negli appelli emotivamente ricattatori, nella richiesta di coinvolgimento in faccende di equivoca, generica vastità. “Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante”, diceva il vecchio Indro, che aveva fatto in tempo a conoscere il partito degli onesti e Antonio Di Pietro, i cappi in Parlamento sventolati da quelli che poi sarebbero finiti condannati per corruzione, ma si è fortunatamente risparmiato Beppe Grillo, Virginia Raggi, la Casaleggio Associati e il Movimento cinque stelle che ora si appresta a una cavalcata vittoriosa, pare, anche alle elezioni regionali in Sicilia. Tutto il cucuzzaro dell’onestà e della legalità che, con i soliti metodi da venditori di tappeti, con una mano impartisce lezioni di severità calvinista, tra giaculatorie sulla purezza e ostentazioni di candore, ma con l’altra – come quell’ormai famigerato vigile del fuoco-piromane di Ragusa – accarezza per il verso giusto tutti i guasti, le clientele e le male abitudini di un popolo che ha sempre amato (e votato) l’onestà tenorile dei suoi troppi Masanielli, ma ha sempre invece diffidato di tutti quelli che l’hanno chiamato alle sue responsabilità. E allora non ci stupisce affatto che l’altro giorno, proprio mentre un sindaco, a Licata, in Sicilia, veniva cacciato e sfiduciato dalla sua stessa maggioranza perché davvero lotta contro l’abusivismo edilizio che infesta da decenni tutta l’isola, non ci stupisce – dicevamo – vedere Giancarlo Cancelleri, il candidato presidente del M5s, impegnato invece in una furbesca distinzione tra “abusivismo” e “abusivismo di necessità”. Non stupisce che prometta la rivoluzione dell’onestà, mentre strizza l’occhio (proprio come ha fatto Raggi, a Roma, con mutandari, ambulanti e camion bar) alle peggiori abitudini del suo territorio, a gruppi elettorali capaci di mobilitarsi per difendere e salvaguardare una prepotenza scambiata per diritto. E’ lo status quo bellezza, e tu non puoi farci niente.