Riccardo Fraccaro, Luigi Di Maio, Laura Bottici

I vice Di Maio

Marianna Rizzini

Fraccaro e Bonafede, i “Mister Wolf - risolvo problemi” del M5s (da Roma a Palermo)

Roma. Valevano tutti uno, nell’età dell’oro a Cinque stelle, ma adesso che bisogna scendere a livello “competizione elettorale combattuta da una forza non più outsider”, ognuno vale un po’ meno o un po’ più degli altri (come nei partiti a cui il M5s non vuole somigliare). Anzi, qualcuno è diventato l’“uno che vale due, tre o quattro” (nel caso di Luigi Di Maio, candidato premier in pectore, anche cinque o sei). E se, fino a poco tempo fa, i nomi ricorrenti dei “primi tra pari” erano, accanto a Di Maio, quello di Alessandro di Battista e degli altri membri dell’ex Direttorio, ora che le Regionali siciliane e le Politiche 2018 si avvicinano, le difficoltà a Cinque stelle a livello di enti locali hanno premiato i due deputati spesso inviati nei luoghi di massima tensione come i “Mister Wolf-risolvo problemi” del Movimento, per dirla con il Quentin Tarantino di “Pulp Fiction”.

   

I due, che rispondono ai nomi di Riccardo Fraccaro, nato in Veneto e laureato in Trentino, e di Alfonso Bonafede, nato in Sicilia ma affermatosi politicamente nella Firenze di Matteo Renzi (Bonafede si è candidato sindaco nel 2009), sono già stati visti silenziosamente all’opera in quel di Roma, come presenze “pecetta” sovrapposte e affiancate a Virginia Raggi nel momento del bisogno (allo scoppio dei casi Marra e Romeo). E vedendoli in Campidoglio, inizialmente, qualcuno si era domandato perché mai fossero stati messi ad aiutare-controllare Raggi due non romani. Tuttavia il ruolo di braccio destro e sinistro Di Maio agli enti locali, nell’ufficiosa ripartizione di compiti grillina, conferiva ai due tutta la legittimazione possibile, tanto che i cronisti spesso preferivano fare domande a Fraccaro o a Bonafede che al sindaco in persona. E domenica, nella giornata palermitana in cui Giancarlo Cancelleri è stato incoronato candidato dei Cinque stelle per la presidente della Regione Sicilia, i due erano lì, mentre Beppe Grillo arringava la truppa al grido di “questa è l’ultima chance, non tornerò più a nuoto a salvarvi”.

 

Alfonso Bonafede (foto LaPresse)


 
Fraccaro, per esempio, già noto in Parlamento per la lotta agli affitti d’oro e il “no” alla rielezione di Giorgio Napolitano al Colle nel 2013), era stato presente a Palermo in un momento a dir poco complicato per il M5s, lo scorso autunno, quando, appena nominato probiviro per il caso “firme false”, aveva dovuto, assieme alle colleghe parlamentari Paola Carinelli e Nunzia Catalfo, suggerire vivamente l’allontanamento momentaneo dei deputati Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita. Non solo: Fraccaro, a metà maggio, aveva dato, nelle interviste, dimostrazione della propria ascesa ufficiosa come vice-Di Maio sul tema “vitalizi”, al grido di “il M5s voterà la proposta Richetti, così vedremo se il Pd fa sul serio”.

 

Intanto il collega Bonafede, anche detto “l’avvocato” (ma senza A maiuscola di casa Agnelli), colui che tra il primo e il secondo turno delle amministrative, a “Otto e mezzo”, suLa7, si era sforzato di far vedere il bicchiere mezzo pieno al possibile telespettatore grillino demotivato dai risultati non brillantissimi del M5s, si cimentava con argomenti da prima linea m5s. In particolare, il reddito di cittadinanza e la giustizia: Bonafede è stato uno degli organizzatori del convegno a Cinque stelle sulla giustizia, a inizio giugno, presente Piercamillo Davigo. Quel giorno Luigi Di Maio se ne usciva con la frase programmatica “vogliamo capire come una politica sana possa aiutare la magistratura a fare il suo lavoro” e Bonafede rincarava: “Ci vuole più attenzione a quello che ci dicono tribunali e procure”.

 

E, all’indomani del primo turno amministrativo, Bonafede, già “uomo più votato della Toscana” alle parlamentarie del 2013 (227 voti), rientrava nei panni di uomo degli enti locali per spiegare alla Stampa perché il flop non fosse ai suoi occhi così flop: “… ogni anno capiamo che nelle città il percorso è più lento. Tutti oggi parlano di disfatta ma l’anno scorso a Napoli abbiamo preso il 9 per cento, a Cosenza il 4…” e anche “… l’anno scorso abbiamo esultato perché abbiamo conquistato due città importantissime. Ma noi distinguiamo sempre le elezioni amministrative da quello che accade alle elezioni nazionali”. E mentre a Palermo il M5s sogna vittorie pur senza azioni superomistiche di Grillo (non nuoterà a ritroso per lo Stretto), i due “Risolvo problemi” devono pur sempre tenere gli occhi aperti su Roma, la grana che può rendere accidentata la corsa grillina verso le Politiche.