Matteo Salvini (foto LaPresse)

Così Salvini fa il Re Sole e butta fuori gli avversari

David Allegranti

Matteo ha cominciato l’opera di definitiva rottamazione (ma oggi ha preso una bella scoppola da Chi con la pubblicazione delle foto di Elisa Isoardi)

Roma. Matteo Salvini era già sovrano della Lega, ma come ne “La presa del potere da parte di Luigi XIV” di Roberto Rossellini ha aspettato la morte del cardinale Mazzarino per esercitare pienamente il potere, senza più sovrintendenti. Come quello delle Finanze Nicolas Fouquet, rimosso dall’incarico e arrestato. Matteo XIV, che pure ha preso una scoppola da “Chi” (citofonare Berlusconi) con la pubblicazione delle foto di Elisa Isoardi che bacia un altro a Ibiza, ha cominciato l’opera di definitiva rottamazione.

 

A dargli una mano è, certo, anche la magistratura, con la condanna di Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere Francesco Belsito per appropriazione indebita, per aver usato i fondi del partito per spese personali. Salvini s’è affrettato a precisare che la condanna gli “dispiace umanamente”, ma Bossi & famiglia fanno “parte di un’altra èra politica”. La Lega “ha rinnovato uomini e progetti”, ha precisato. Insomma la Lega di Bossi non c’entra nulla con quella d’oggi. E Luca Morisi, spin doctor di Salvini, non s’è fatto mancare l’esultanza sull’amato Facebook: “Avanti, FUTURO!”, scritto grande, perché il messaggio non venisse equivocato.

 

Ma il leader della Lega non si è accontentato di qualche condanna. Lunedì scorso, alla riunione del Federale, ha confermato Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Fontana vicesegretari della Lega Nord, con Roberto Calderoli responsabile organizzativo. Al giovane Alessandro Panza è stato dato l’incarico di sovrintendere le segreterie nazionali (cioè regionali, come si dice nel gergo organizzativo della Lega). Si è però aperto un “caso Milano”, la città dove si concentra la maggior parte dei sostenitori dell’assessore lombardo Gianni Fava, sfidante di Salvini al congresso dello scorso maggio. Sul segretario provinciale Davide Boni, ex presidente del Consiglio, non salviniano e sostenitore di Fava pur non essendone amico, pende una mozione di sfiducia firmata da otto dei quindici membri del direttivo, motivata da una gestione ritenuta troppo autonoma. Nella mozione, non ancora votata, i firmatari non fanno riferimento alla campagna per le primarie ma parlano di “divisioni all’interno del movimento” a livello milanese “causate dalla mancata volontà di fare sintesi”, lamentano “assenza di condivisione” nella “gestione di aspetti importanti e decisivi della segreteria provinciale”, “assenza di coordinamento” delle attività dei municipi, e “totale assenza di proposta politica relativa al Comune”. Chiedono sostanzialmente un cambio di passo e di “linea politica” che favorisca “l’unità” del movimento e che rispecchi quanto “scelto dai militanti nell’ultimo congresso”.

 

Al posto di Boni, riferiva lunedì AffariItaliani.it, potrebbe andare Gianmarco Senna. Caos anche a Crema, dove il segretario Raffaele Volpini è stato sfiduciato dalle dimissioni di massa del suo direttivo. La stessa cosa potrebbe avvenire a Mantova, città di Boni e Fava, dove il segretario Antonio Carra, nominato l’anno scorso, potrebbe perdere il posto. Insomma, i fronti aperti da Salvini e i suoi sono parecchi. Resta d’attualità la possibile alleanza fra Lega e M5s. Come spiega Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, “non c’è al momento alcuna forma di contatto con loro. Ciò che è certamente vero, comunque, è che abbiamo posizioni comuni su alcuni punti. Noi con i Cinque stelle siamo disposti anche a parlare. Noi poi siamo disposti a parlare, in particolare, con l’elettorato politico del Movimento. Quando un partito arriva al 26, 27 o 30 per cento, nessuno è autorizzato a dire che quei voti puzzano”. Specie quando Berlusconi ti piazza quella copertina di Chi.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.