Davide Casaleggio, Luigi Di Maio, Marcello Minenna. Foto LaPresse / Roberto Monaldo

Teorema Minenna

Marianna Rizzini

L’ex assessore che criticava il M5s per mancata trasparenza, mostra la via per la sua istituzionalizzazione

Roma. Leggi le cronache dal convegno sulla Ue e il fisco con Casaleggio junior e Beppe Grillo e trovi il nome che non passa inosservato: Marcello Minenna, economista, specialista in analisi quantitativa, già dirigente Consob e docente non accademico all’Università Bocconi, ma soprattutto ex assessore al Bilancio della giunta Raggi a Roma (precisamente, l’uomo che all’inizio del settembre scorso si dimetteva per aver, testuali parole, “percepito quello che definirei eufemisticamente un ‘deficit di trasparenza’ nella gestione della procedura di revoca di quella delicatissima e nevralgica figura amministrativa del Capo di Gabinetto Carla Raineri”). E però è lo stesso Minenna (che in settembre, su Facebook, definiva il suo un “gesto irrevocabile di umiltà e responsabilità con l’auspicio di un reale chiarimento nell’interesse comune dei cittadini”), ad aver detto, due giorni fa, al convegno organizzato dai Cinque stelle e patrocinato dalla Camera dei deputati, alla presenza di Wolfgang Munchau, editorialista del Financial Times, e di Alberto Bagnai, economista anche noto per le sue posizioni no-euro, che il Fiscal-compact “non bisogna ratificarlo” e che “bisognerà fare ricorso alla Corte di Giustizia Europea”.

  

Non solo: Minenna, sportivissimo ex assessore che, ai tempi delle dimissioni dalla giunta Raggi, condivideva sui social network l’articolo di Sergio Rizzo (allora ancora al Corriere della Sera) in cui si spiegavano le ragioni del “putsch” contro il capo di Gabinetto Carla Raineri, ora è anche visto come nome possibile per un eventuale ministero dell’Economia a Cinque stelle. E, vista la scarsa propensione al perdono presso i Cinque stelle medesimi (vedi caso Pizzarotti et similia), il fatto che possa essere considerato consigliere o papabile ministro un uomo che ha criticato una giunta a Cinque stelle per mancata trasparenza fa già strano di per sé. Ma la cosa è meno strana se, andando indietro nel tempo, si riporta alla mente un particolare: Minenna, lo scorso aprile, è stato invitato alla kermesse “Sum#01 capire il futuro”, manifestazione officiata da Davide Casaleggio e definita dagli osservatori esterni, vuoi per brevità vuoi per malizia, “la Leopolda grillina” (e subito Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista facevano notare che non c’erano soltanto relatori a Cinque stelle, e però la sensazione che si stessero in qualche modo facendo anche prove generali di creazione di una classe dirigente restava). E però Marcello Minenna in platea aveva lasciato basìti una parte degli astanti: ma come?, l’ex assessore di Virginia Raggi? L’uomo che in nome della “trasparenza tradita” aveva lasciato il posto occupato da pochi mesi, e proprio nel giorno in cui avevano lasciato anche la suddetta capo di Gabinetto Carla Raineri e i vertici di Ama e Atac? Ebbene sì: Minenna continuava a restare uno dei punti di riferimento “economici” del M5s, pare anche (o soprattutto) per il libro scritto nel 2013 e intitolato “La moneta incompiuta”, in cui si criticavano le politiche economiche della Bce, e si lanciava la proposta di riequilibrio dei debiti dei paesi membri dell’eurozona attraverso la mutualizzazione a livello europeo dei Pil dei diversi paesi. Tuttavia Minenna pubblica anche interventi sul Corriere della Sera, cosa che lo rende ancora più papabile come futura personalità economica del Movimento (si sa che presso la Casaleggio Associati – fa fede la kermesse di Ivrea – si cerca di accreditarsi come movimento non soltanto di “pancia” e di web ma anche di dialogo con l’establishment). Ed ecco Minenna scrivere di “bond salva euro” che sarebbero tossici per l’Italia (“…le riforme hanno il potenziale per ridurre la vulnerabilità delle banche dell’eurozona, ma al costo di avallare una maggiore austerity nelle economie deboli. Piano dunque con i facili entusiasmi. Studi autorevoli dimostrano che non c’è solo una via: ricercatori della Bce hanno mostrato che se nel 2009 fossero stati adottati gli eurobond… l’eurozona avrebbe superato la crisi con Pil ed occupazione quasi indenne. Purtroppo l’accademia è una cosa, la Realpolitik un’altra). E, sempre sul Corriere, a inizio luglio, Minenna scrive con toni moderati di una “Bce che si prepara contro i cigni neri” (“…La Bce, senza troppi clamori, sta costruendo una rete normativa più chiara per gestire casi estremi non previsti originariamente nei trattati. Scelta saggia: si tratta di eventi molto improbabili, ma certo non impossibili”). E per quanto si voglia apparire “dal basso”, la costruzione della classe dirigente a Cinque stelle si basa anche su quello che potrebbe essere chiamato “teorema Minenna”: criticare, ma dialogare, e fare impercettibili passaggi semi-istituzionali.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.