Massimo D'Alema (foto LaPresse)

Il grande progetto politico di D'Alema: una sinistra a vocazione minoritaria

Redazione

L'ex premier intervistato dal Corriere della Sera: “Meglio prendere il 3% a favore di ciò che si ritiene giusto che il 20% a favore di ciò che si ritiene sbagliato”

Ne avevamo già scritto qualche settimana fa, esattamente il 3 maggio, alla vigilia del secondo turno delle presidenziali francesi. Per far sopravvivere la sinistra progressista, spiegava Claudio Cerasa, la strategia è semplice: fare l'opposto di ciò che suggerisce Massimo D'Alema.  

 

 

Tutto nasceva da una considerazione. Dal 2010 l'ex premier presiede la Feps (Foundation for European Progressive Studies) la “più importante fondazione dei progressisti europei”. E in sette anni le “uniche forme di progressismo ancora in vita, in Europa, sono quelle che hanno fatto l’opposto di quanto suggerito da D’Alema”.

 

Ulteriore conferma alla nostra analisi arriva, stamattina, dall'intervista che il lìder Maximo ha rilasciato al Corriere della Sera. Intervista in cui, oltre all'abusato parallelismo tra renzismo e berlusconismo (“tutta l'ispirazione politica renziana è contraria ai valori della sinistra”), D'Alema spiega il suo grande progetto politico. A vocazione minoritaria.

 

Per l'ex premier, infatti, è “meglio prendere il 3% a favore di ciò che si ritiene giusto che il 20 a favore di ciò che si ritiene sbagliato”. Certo, D'Alema aggiunge che, secondo lui, “lo spazio a sinistra del pd sia molto più grande” del 3% (che sarebbe comunque sotto la soglia di sbarramento del 5% della legge elettorale cui stanno lavorando Forza Italia e Pd ndr). Saranno gli italiani a dire se ha ragione certo. La strada, in ogni caso, non è quella di un'alleanza con Matteo Renzi che sembra preferire Silvio Berlusconi (“il Renzusconi non mi pare molto popolare, anzi tirerà la volata a Grillo”),  ma piuttosto di “un'alleanza per il cambiamento” che tenga dentro da Pisapia a Zagrebeleski. “Stiamo lavorando per offrire agli elettori una proposta alternativa di sinistra” al M5s, spiega. Se poi i cittadini decideranno di scegliere altri poco importa. Come scriveva Milton “meglio regnare all'Inferno che servire in Paradiso”.

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