Luigi Di Maio alla presentazione della piattaforma Rousseau (foto LaPresse)

Se non voti, paghi una tassa (e altre magnifiche idee grilline)

David Allegranti

Dallo sconto fiscale sui matrimoni alle multe: le proposte di legge degli attivisti a 5 stelle su Rousseau sono uno spasso

Roma. Non vai a votare? Devi essere tassato. Prendi una multa? La paghi in base al reddito. Fra le possibilità offerte da Rousseau, il “sistema operativo del M5s”, c’è quella di consentire alla “gggente” di travestirsi da legislatore: “E’ una rivoluzione, un rovesciamento di prospettiva, una prima volta mondiale: sarai tu, onesto cittadino, a proporre e scrivere le leggi che i portavoce del Movimento 5 Stelle presenteranno in Parlamento. Le leggi non saranno più una prerogativa di (dis)onorevoli e lobbisti, ma una possibilità per tutti i cittadini di buona volontà”.

 

Da un anno dunque i militanti dei Cinque Stelle possono fare proposte di legge da consegnare ai parlamentari. Come prevedibile, non mancano le Vette Altissime della comicità involontaria. Pasquale Napolitano, geometra, dipendente pubblico di 50 anni, vuole “tassare chi non vota!”. Svolgimento: “Tassare chi non vota è l’obbligo materiale che costringe la morale ad essere solidale”. L’obiettivo è “recuperare somme di denaro con una tassa chi non vota, da chi si crede fuori dei compiti morali del bene comune e obbligarlo a meditare con l’informazione per fare scelte consapevoli”. E’ un’idea “risolutiva di responsabilità! Chi vota – precisa il geometra – fa il suo dovere e non paga nessuna tassa, chi non vota la deve pagare!”. Francesco Flora, impiegato di 40 anni, propone la detassazione per le spese di matrimonio. Segue spiegazione: “Detassare le spese sostenute per i festeggiamenti relativi ad un matrimonio, al fine di incentivare le unioni in matrimonio e allo stesso tempo favorire l’emersione di lavoro sommerso e combattere l’evasione fiscale delle attività tipicamente coinvolte (ristorazione, fotografo, parrucchiere)”. Flora spiega che “per esperienza personale il lavoro nero che ruota attorno ai festeggiamenti per cerimonie simili è molto rilevante e molte coppie non si sposano per problemi economici”. Non è chiara però quale sia l’esperienza personale: o il cittadino Flora è uno che si sposa spesso, oppure ha molti amici che vorrebbero sposarsi e non possono. “Una legge simile incentiverebbe le unioni e favorirebbe l’emersione di lavoro sommerso e combatterebbe l’evasione fiscale”. Andrea Bottello, studente di 31 anni e dirigente di comunità, vorrebbe rendere “le multe progressive rispetto al reddito”. “Le multe non devono essere, solo in proporzione alla gravità dell’illecito amministrativo o del reato ma anche in base al reddito. La ratio (scopo di legge) è per evitare che, a parità di illecito un povero venga rovinato e un ricco non si accorga neanche della sanzione”. Lo studente spiega che “in Svezia e Norvegia le multe sono già progressive rispetto al reddito” e aggiunge anche la sua esperienza personale, decisamente sul campo (gli errori sono a carico del lettore): “Il diploma da dirigente di comunità ,mi ha dato l’interesse per la funzione rieducativa delle sanzioni amministrative e delle pene, diploma di Naturopata presso Riza psicosomatica(3 anni) (per poter frequentare Riza serve un diploma di scuola media superiore, è una ‘paralaurea’ perché la naturopatia non è riconosciuta ufficialmente ) ,patente automobilistica B, per ora in cerca di occupazione ,ho conosciuto gente povera con una grande paura delle multe (per le serie difficoltà a cui andrebbero in contro)”. Anche Alessandro de La Palme, dipendente pubblico di 52 anni, vuol far pagare le multe in base al reddito. “Le multe di ogni ordine e grado hanno il grosso difetto di ‘essere forti con i deboli e deboli con i forti’, perché le multe hanno una corrispettiva pena economica fissa per il reato e per chi commette l'illecito, senza tenere conto se uno è ricco o povero, con la conseguenza che una multa (fissa) di 1.000 euro è un colpo durissimo per uno che sopravvive con 400 euro al mese, e totalmente irrilevante per uno che ne guadagna 15.000 al mese”. Notevole l’esperienza: “Sono una persona con un senso critico civile”.

 

Lucia Bardini, commerciante di 47 anni, chiede l’obbligo di referendum sulle grandi opere. “Tutte le grandi opere sono spesso osteggiate dai cittadini in quanto ‘calate dall’alto’ e non rispettose dell’ambiente. Le proposte dei cittadini per la soluzione di una problematica sono invece da ritenersi quelle che più si integrano con il territorio in base alle esigenze oggettive. Con l’obbligatorietà di un referendum, senza quorum e limitato al comune/regione nella quale l’opera insiste, si obbliga il legislatore a discutere con i cittadini le soluzioni. Spesso accade che le grandi opere vengano approvate ed iniziate senza aver risolto alcune problematiche relative alla realizzazione dell’opera stessa ( depositi terre di scavo, espropri,etc..) Saranno i cittadini a decidere quale sia la soluzione con il minor impatto ambientale e con costi inferiori. Inoltre, la discussione con i cittadini, anche se prevede tempistiche più lunghe iniziali, si risolverà con la realizzazione dell’opera in tempi brevi”. Italo Cagno, 85enne di Castellammare del golfo, propone agevolazioni per il rinnovo patente a pensionati e ultra ottantenni. Qui pare evidente fin da subito il conflitto d’interessi, diciamo.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.