consegna filobus al Deposito Atac di Tor Pagnotta (foto LaPresse)

Roma ha una chance per diventare capitale dell'efficienza

Riccardo Magi

Un buon referendum da sostenere per aprire alla concorrenza il trasporto pubblico

Cari imprenditori, amministratori d’azienda, innovatori. Libertà e concorrenza in Italia sono anche affare vostro. Vent’anni buttati. Tanti ne sono passati dalla stagione dei referendum economici di “rivoluzione liberale” che caratterizzarono l’attività Radicale nella seconda parte degli anni ’90, quando tentammo di mobilitare le forze che più necessitavano di un cambiamento profondo delle regole che impedivano la liberazione del lavoro e dell'impresa. L’introduzione dell’Euro in quel momento era una grande occasione, ma necessitava di essere accompagnato con riforme strutturali. Eravamo convinti che ci fosse in Italia un interesse diffuso alle riforme liberali e che i portatori di questo interesse andavano coinvolti su un progetto di riforme puntuali. Restammo però in completa solitudine. Su quelle proposte di riforma, oggi considerate dai più come determinanti, mancarono appoggi e sostegni essenziali per vincere la sfida. Anche Confindustria allora si ritrasse preferendo ancora il metodo concertativo con i sindacati, naufragato in ritardo e non senza pochi guasti. Oggi gli effetti della mancata rivoluzione pesano come un macigno sulle spalle di questo Paese che ne paga tutte le conseguenze in termini di competitività, opportunità e dunque benessere. Crediamo sia venuto il momento di offrire una nuova occasione. Crediamo che sia necessario creare un fronte pro-concorrenza per sostenere riforme capaci di conquistare nuove opportunità, sviluppo e merito. Anche nel settore dei servizi pubblici locali dove si misura concretamente la qualità della vita e la libertà del cittadino-utente. Dove i cittadini sono in grado di comprendere quanto la concorrenza sia il bene comune da promuovere. Per questo l’iniziativa referendaria “Mobilitiamo Roma” ha un valore strategico. Sia perché riguarda il superamento del monopolio Atac, la principale azienda del settore in Italia, ma anche perché aprire un dibattito come questo può farci riprendere quel cammino di riforme che riteniamo determinante. Vi scriviamo quindi per chiedere una mano. E come sapete, quando i radicali chiedono non è mai per un interesse di bottega ma perché ogni sostegno può determinare la vittoria o la sconfitta di una occasione di cambiamento per tutti.

Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani

  

A Roma il trasporto pubblico non funziona e la mobilità è un problema. Lo riconosce, nella sua ultima relazione, l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale, quando segnala il persistente non raggiungimento dei livelli qualitativi minimi del servizio. Lo sanno i cittadini che, da soli o in comitati, da anni manifestano la loro insoddisfazione, misurata da indagini formali e informali. Lo sanno le imprese come Sky che abbandonano la città anche per l’inefficienza dei trasporti. Le responsabilità di questa situazione fallimentare sono condivise: il trasporto pubblico a Roma è affidato ad ATAC, una società che è stata usata negli anni da amministrazioni di destra e di sinistra come bacino clientelare ed è attualmente un’azienda fallita, incapace di offrire un servizio efficiente ai cittadini, di investire in mezzi nuovi, di emanciparsi da un lampante conflitto di interessi tra controllato (ATAC) e controllore (Roma Capitale).+

   

Per sbloccare questa situazione crediamo sia necessario mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. L’associazione Radicali Roma ha avviato la raccolta firme per promuovere un Referendum consultivo comunale per la messa a gara dei servizi di trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo a Roma. Noi sottoscritti invitiamo i cittadini romani a firmare convintamente per supportare questa iniziativa. E’ ora di aprire il mercato alla concorrenza, non per promuovere surrettiziamente una privatizzazione del servizio, ma per introdurre nel sistema dei meccanismi, come quelli messi in moto dalle gare, che stimolano gli operatori, pubblici o privati, a comportarsi in modo virtuoso e innovativo.

   

Questa necessità non riguarda solo Roma: come chiarisce l’AGCM in una recente indagine sul TPL, l’intero settore in Italia è afflitto da un progressivo e inesorabile scadimento dell’offerta e dell’efficienza del servizio. Partendo da Roma quindi, intendiamo dare un segnale all’intero Paese, e al partito unico dell’anti-concorrenza che, in generale, continua a difendere lo status quo, tutelando chi è nel sistema a discapito di quanti (soprattutto giovani) vorrebbero aprire nuove attività imprenditoriali. Il tema della mobilità rappresenta una ineludibile questione per lo sviluppo economico e produttivo, l’organizzazione delle funzioni, l’attrattività del Paese e, non ultima, la qualità della vita dei cittadini.

   

Francesco Giavazzi, Università Bocconi;

Pietro Ichino, senatore;

Linda Lanzillotta, senatrice;

Andrea Mazziotti, deputato;

Mara Mucci, deputata;

Andrea Vecchio, deputato;

Alberto Bisin, New York University;

Umberto Croppi, Sapienza Università di Roma;

Alessandro De Nicola, presidente Adam Smith Society Italia;

Gloria Bartoli, Università Luiss Guido Carli;

Emanuela Belfiore, Sapienza Università di Roma;

Salvatore Bellomia, Università Tor Vergata;

Alberto Berretti, Università Tor Vergata;

Andrea Boitani, Università Cattolica del Sacro Cuore;

Franco Bruni, Università Bocconi;

Sandro Brusco, Stony Brook University;

Emilio Calvano, Università di Bologna;

Roberto Cassetti, Sapienza Università di Roma;

Augusto Cerri, Sapienza Università di Roma;

Roberto Cicciomessere, già parlamentare radicale;

Silvia Ciucciovino, Università Roma Tre;

Michele Costabile, Università Luiss Guido Carli;

Gianluca Cubadda, Università Tor Vergata;

Ruggero De Maria Marchiano, Università Cattolica del Sacro Cuore;

Claudio Ferrari, Università di Genova;

Giuliano Fonderico, Università Luiss Guido Carli;

Riccardo Gallo, Sapienza Università di Roma;

Luca Germano, Università Roma Tre;

Marco Gervasoni, Università del Molise;

Davide Giacalone, giornalista;

Mauro Gili, ETH Zurigo;

Andrea Giuricin, Università Bicocca;

Massimo Grossi, Sapienza Università di Roma;

Lorenzo Infantino, Università Luiss Guido Carli;

Elisabetta Iossa, Università Tor Vergata;

Alberto Iozzi, Università Tor Vergata;

Andrea Laforgia, Università Roma Tre;

Giorgio Lener, Università Tor Vergata;

Claudio Leporelli, Sapienza Università di Roma;

Marco Lippi, Einaudi Institute for Economics and Finance;

Angelo F. Lopez, Università Roma Tre;

Alfredo Macchiati, Università Luiss Guido Carli;

Paolo Manasse, Università di Bologna;

Thomas Manfredi, OCSE;

Edoardo Marcucci, Università Roma Tre;

Luca Mazzone, Swiss Finance Institute;

Stefano Micossi, Assonime;

Paola Morelli, Sapienza Università di Roma;

Umberto Morera, Università Tor Vergata;

Enrico Musso, Università di Genova;

Leopoldo Nuti, Università Roma Tre;

Giovanni Vittorio Pallottino, Sapienza Università di Roma;

Fausto Panunzi, Università Bocconi;

Alberto Pera, avvocato;

Franco Peracchi, Georgetown University;

Cesare Pinelli, Sapienza Università di Roma;

Michele Polo, Università Bocconi;

Marco Ponti, Politecnico di Milano;

Pietro Reichlin, Università Luiss Guido Carli;

Matteo Rizzolli, Università LUMSA;

Enrico Saltari, Sapienza Università di Roma;

Luca Salvatici, Università Roma Tre;

Fabiano Schivardi, Università Luiss Guido Carli;

Romano Scozzafava, Sapienza Università di Roma;

Simone Maria Sepe, University of Arizona;

Mario Siragusa, College d'Europe;

Alfonso Sorrentino, Università Tor Vergata;

Gianfranco Spadaccia, già parlamentare radicale;

Pietro Spirito, già dirigente Atac;

Marco Taradash, giornalista e politico;

Guido Vitiello, editorialista il Foglio;

Vittorio Zambardino, giornalista;

Francesco Zirilli, Sapienza Università di Roma

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