Tiziano Renzi (foto LaPresse)

“Con quelle intercettazioni il Fatto ci fa un regalo”. Parla l'avvocato di Tiziano Renzi

Annalisa Chirico

Federico Bagattini: “Dalla trascrizione emerge la linea ribadita finora dal mio assistito sulla cena con l’imprenditore Romeo. Certo, ne ignoravamo l’esistenza, e in questo si ravvisa una macroscopica lesione del diritto di difesa”

“Non serviranno denunce dal momento che la procura di Roma indagherà autonomamente per scoprire i responsabili dell’ennesima fuga di notizie”. L’avvocato Federico Bagattini ha la voce squillante. Esce dallo studio legale in via Il Prato giusto il tempo di sorseggiare un caffè, poi si rimette al lavoro con i giovani collaboratori incaricati di leggere le migliaia di pagine dell’inchiesta Consip. “Una volta tanto, il Fatto quotidiano ci fa un gran regalo, ci facilita l’impresa”. Il riferimento è al dialogo tra Matteo Renzi e il padre Tiziano svelato dal giornalista Marco Lillo nel libro “Di padre in figlio”, una captazione telefonica sulla quale la procura di Roma ha aperto un fascicolo per rivelazione del segreto istruttorio e pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale.

 

“Dalle parole trascritte – prosegue l’avvocato – emerge la linea ribadita finora dal mio assistito. Il signor Tiziano ha sempre dichiarato di non essere stato a cena con l’imprenditore Romeo, né in una bettola né in un bar, non si può escludere invece un eventuale incontro in occasione di un evento affollato come quello al Four Seasons nel 2012. Ma si rende conto anche lei che parliamo di cinque anni fa, la memoria di un sessantaseienne può comprensibilmente vacillare nella ricostruzione di un evento remoto nel tempo”.

 

 

Inquieta l’ennesimo ingorgo tra giustizia e mass media, il caso Consip assume i contorni di un gigantesco cortocircuito, uno schiaffo allo stato di diritto. Le intercettazioni contenute nel libro ed enfaticamente anticipate sul Fatto quotidiano non hanno rilevanza penale, l’audio in questione è in possesso della procura di Roma, ma anche di quella di Napoli e dei carabinieri del Noe che captarono la conversazione lo scorso 2 marzo (quando erano ancora titolari della delega dell’indagine, poi revocata dai colleghi capitolini a seguito, guarda caso, di un’altra fuga di notizie). “Il contenuto di questa conversazione – conclude Bagattini – non compare in alcuna informativa, lo abbiamo appreso dalla stampa. Ne ignoravamo l’esistenza, e in questo si ravvisa una macroscopica lesione del diritto di difesa. Per il resto, credo che i fatti, tra carabinieri indagati e prove manipolate, parlino da sé”.