Matteo Salvini e Beppe Grillo

Il partito unico di Salvini e Grillo

Claudio Cerasa

Il 5 stelle e la Lega sono due facce della stessa barzelletta ma la loro convergenza sta costringendo il Quirinale a studiare uno scenario da incubo per la prossima legislatura

Improbabile, non impossibile. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è uomo cauto e riservato e le poche parole che usa le utilizza con il contagocce, misurando i toni ed evitando quelle che i notisti politici definirebbero “pericolose fughe in avanti”. C’è però un tema sul quale, da mesi, il capo dello stato, sia in pubblico sia in privato, mostra una certa preoccupazione e quel tema può essere volgarmente sintetizzato con tre parole dietro le quali si nasconde una preoccupazione più grande, quasi una paura: la legge elettorale. Al contrario di quello che si potrebbe credere, però, il timore del Quirinale, rispetto all’attuale meccanismo elettorale, non è legato al semplice disequilibrio che esiste tra il sistema presente alla Camera e quello presente al Senato ma è legato a uno scenario da incubo, improbabile ma non impossibile, che potrebbe prendere forma nella prossima legislatura, qualora il Parlamento non fosse in grado di “omogeneizzare”, come dice Mattarella, la legge elettorale disegnata dalla Consulta per la Camera.

 

Lo scenario da incubo non è l’ingovernabilità ma è la possibilità di trasformare in un’alternativa valida all’ingovernabilità un’opzione politica che coincide con uno scenario così sintetizzabile: la Lega grillina. È possibile che i sondaggisti sopravvalutino la capacità che ha il Movimento 5 stelle di catturare il consenso ma è certamente un dato da non trascurare il fatto che nelle ultime settimane sembra diventato possibile quello che un tempo sembrava impossibile: la sostanziale, chiara e progressiva sovrapposizione sui grandi temi tra le posizioni del movimento grillino e quelle del movimento salviniano. Il caso della procura di Catania, con il dottor Zuccaro che anche ieri ha esternato a lungo (senza prove) sulla possibilità che vi siano (non-si-può-escludere-che) ong che agiscono di concerto con gli scafisti per portare migranti da una costa all’altra del Mediterraneo, se non altro ha avuto il merito di mostrare con chiarezza la sostanziale coincidenza tra le parole della Lega nord e quelle del Movimento 5 stelle sui temi legati all’immigrazione.

 

Tutto questo avviene nelle stesse settimane in cui grillini e leghisti hanno mostrato complicità su un altro tema non esattamente secondario, ovvero l’opzione dell’uscita dell’Italia dall’euro. La Lega nord lo dice con chiarezza (“Il futuro dell’Italia è senza euro”), il Movimento 5 stelle lo dice con meno chiarezza: ma nell’attesa di definire la sua chiarezza è sufficiente cliccare su una pagina creata il 5 dicembre 2014 dal blog di Beppe Grillo per conoscere, con chiarezza, il pensiero del 5 stelle sul tema euro (“Riprendiamoci la nostra sovranità monetaria… Fuori dall’euro con una sovranità monetaria associata al valore della nostra economia le aziende italiane sarebbero avvantaggiate nelle esportazioni e produrre in Italia diventerebbe più conveniente che produrre all’estero… I collaborazionisti che hanno permesso questo sfacelo sono gli stessi che vogliono ancora la testa dell’Italia dentro il capestro dell’euro”). Marion Le Pen, nipote di Jean-Marie e di Marine, intervistata tre giorni fa dal Corriere della Sera ha notato questa progressiva e oggettiva convergenza (e se il vero partito della nazione fosse questo?) e ha ammesso di augurarsi, per il nostro paese, non solo “il successo elettorale dei nostri alleati come la Lega nord” ma anche il successo di “altri alleati oggettivi, che hanno la stessa nostra linea sovranista”, come il Movimento 5 stelle.

 

 

La presenza di “due alleati oggettivi” ha un suo riflesso non solo a livello elettorale (tutti ricordano l’invito di Salvini a votare Raggi a Roma e Appendino a Torino) ma anche a livello legislativo e chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i lavori parlamentari non può non aver notato che 5 stelle e Lega si muovono da tempo come se fossero due correnti di un’unica grande lista. È un piccolo esempio (dati OpenParlamento) ma al Senato, già oggi, il numero di votazioni in comune che esiste tra il capogruppo della Lega e quello del Movimento 5 stelle viaggia su una percentuale (49,3 per cento) pressoché identica a quella registrata tra la Lega e Forza Italia (53,1 per cento). 

 

 

Se a tutto questo si aggiunge il contesto all’interno del quale sta maturando il partito dello sfascia nazione – cultura del sospetto, proliferazione della gogna, egemonia anticasta, mercato della paura, frammentazione politica – si capisce bene il senso del ragionamento di alcuni interlocutori vicini al Quirinale. Le condizioni perché ciò che sembra impossibile diventi possibile ci sono. E se i partiti alternativi ai movimenti antisistema continueranno a rincorrere gli antisistema è naturale che il capo dello stato non possa più escludere che un domani in Italia si possa verificare uno scenario simile a quello registrato in Grecia: un partito antisistema (Syriza) che forma un governo con un altro partito antisistema apparentemente distante dal primo (i nazionalisti di Anel). In Grecia, nel 2015, quell’alleanza portò al referendum contro la Troika. In Italia, è la convinzione del Quirinale, quel progetto potrebbe avere due obiettivi: referendum sull’euro e blocco all’immigrazione. Prendere sul serio il populismo comico, grottesco e da quattro soldi dei Grillo e dei Salvini è complicato, specie paragonandolo alla grandeur lepenista, ma una volta archiviato il capitolo francese (in bene, speriamo) gli occhi degli osservatori internazionali si sposteranno in Italia e in molti proveranno a capire se il nostro paese ha o no gli anticorpi per collocare le traiettorie di Grillo e di Salvini nella giusta dimensione della barzelletta, e non della minaccia.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.