Pippo Civati, Pierluigi Bersani (foto LaPresse)

Civati e Bersani hanno un programma che "è una figata": più tasse

David Allegranti

Pier Luigi Bersani e Pippo Civati si ritrovano: "Mettiamo insieme le proposte che funzionano meglio". Una grande alleanza con più imposte e anti-liberista

Roma. Prima nello stesso partito, ma da avversari. Poi fuori dal Pd, ma in tempi diversi. Ora fuori dal partito, ma potenziali alleati. Pier Luigi Bersani e Pippo Civati si ritrovano. “Prepariamo giorni migliori”, dice la locandina del dialogo a due di ieri al centro congressi di Via Alibert, che arriva a pochi giorni dal voto francese, con Jean-Luc Mélenchon a far da guida alle sinistre-sinistre europee con il suo 19 per cento (numeri che da noi però i D’Alema si sognano).

 

I leader di Articolo1-Mdp e di Possibile studiano possibili alleanze, Civati è più avanti nell’elaborazione, gli garberebbe pure un super listone di sinistra, dice di voler mettere insieme Boccia, nel senso di Francesco, deputato del Pd che sostiene Michele Emiliano e che secondo lui uscirà dal Pd dopo il congresso, e Che Guevara, che però ha la sfortuna di essere morto, ma, insomma, ci siamo capiti. Bersani invece la prende più larga, dice intanto vediamoci a Milano, a maggio, per un’iniziativa sul programma, studiamo un “manifesto” di valori comuni, insomma apriamo un tavolo, una trattativa, facciamo un confronto (è sempre Bersani, eh, mica un decisionista). Tradotto: il Pd “neocentrista”, come lo definisce Massimo D’Alema in un’intervista all’HuffPost, lasciamolo andare per fatti suoi. Tanto più che ormai sembra essersi arreso pure Giuliano Pisapia – il più dialogante dei sinistri, il più disponibile ad allearsi anche con Renzi – che ieri su Repubblica ha lanciato un “ultimo appello” all’ex segretario del Pd: “A Matteo Renzi resta meno di un mese per dare un segnale chiaro: cambiare la legge elettorale e costruire una coalizione. Altrimenti il centrosinistra andrà incontro a una sconfitta che definirei generazionale”. Riunire insomma tutta la sinistra, da Possibile ad Articolo1-Mdp a Sinistra Italiana è – pardon – possibile? Non c’è neanche bisogno di essere d’accordo su tutto, precisa Civati, basta qualche punto in comune. “Mettiamo insieme le proposte che funzionano meglio. Secondo me è una figata”.

 

“Torniamo sui diritti del lavoro, sull’universalismo del welfare, sulla progressività fiscale, sugli investimenti per dare lavoro…”, dice Bersani. “Dobbiamo essere l’innesco, la miccia di un nuovo centrosinistra. Noi siamo nati per questo, credo che la possibilità ci sia. Vedo in giro per l’Italia tante energie disposte a muoversi, dobbiamo tutti essere generosi. Nessuno vuole fare partitini, dobbiamo suscitare le energie di un centrosinistra nuovo. Poi qualche gufo dice che non ce la facciamo ma avremo comunque fatto il nostro dovere nel provare”, aggiunge Bersani, che lancia un programma tutto nuovo e all’avanguardia, e che piace da matti a Civati: aumentare le tasse.

 

“Serve maggiore progressività fiscale”, dice l’ex compagno di rottamazione di Renzi. L’ex segretario del Pd annuisce, è d’accordo: servono più tasse. “La sinistra ha perso tempo, non ha rielaborato le sue posizioni di fronte alle sfide della globalizzazione. Ma per fare la sinistra ci vuole pensiero. Per esempio abbiamo fatto un discorso troppo leggero sulle tasse… ‘Meno tasse per tutti’. Ma questa non è sinistra, perché fai parti uguali fra disuguali. Su quel punto dobbiamo tornare a parlare con una certa pertinenza di fedeltà e progressività fiscale”. Bersani poi recupera un’antica parola d’ordine della sinistra: la patrimoniale. “Siamo l’unico paese che non ha una tassazione sui patrimoni”. Una grande alleanza più tasse e anti-liberista, insomma, sta per nascere. Lo certifica anche il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, pure lui impegnato a lanciare appelli d’unità agli ex Democratici: “Forse è perfino superfluo che lo si dica noi – dice Fratoianni – visto che da qualche anno, come è noto, poniamo la necessità di una sinistra anti neoliberista e visto che Sinistra Italiana è nata sulla base di questa analisi, ma voglio chiarirlo subito… L’unità della sinistra è importante, certamente, ed è altrettanto vero che presentarsi alle elezioni politiche con tre o quattro liste a sinistra del Pd potrebbe essere poco intelligente. Il punto, però, è come ci si presenta, su quale piattaforma e per fare cosa”. Insomma, gira che ti rigira si torna sempre a Lenin: “Che fare?”.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.