Antonio Campo dall'Orto, dg della Rai (foto LaPresse)

RottameRai

Redazione

Campo Dall’Orto fuori entro pochi giorni da Viale Mazzini. Passa la linea dura di Lotti e Anzaldi

Roma. Antonio Campo Dall’Orto sta per andarsene dalla Rai. Tempo una decina di giorni e il direttore generale della tv di Stato lascerà il suo incarico a Viale Mazzini, dopo neanche due anni di permanenza (correva l’estate del 2015). Questo significa dunque che la rottura con l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che pure l’aveva fortemente voluto per rivoluzionare la Rai, è definitiva. L’idea di Campo Dall’Orto era quella di arrivare quantomeno a giugno per presentare i palinsesti: niente da fare. Tra minacce di sfiducia da parte del cda della Rai e pressioni dei renziani, a partire dal deputato Michele Anzaldi, membro della commissione di Vigilanza, il tempo si è molto ristretto.

 

All’inizio, l’ex segretario del Pd non voleva rinunciare a Campo Dall’Orto, un renziano della prima ora, attivo fin dalle prime edizioni della Leopolda. Poi è passata la linea dura di Luca Lotti e Michele Anzaldi, che hanno spinto molto per portare l’ex vicepresidente di Viacom all’addio. La presidente della Rai Monica Maggioni proverà adesso ad assimilare la carica di direttore generale a quella di presidente, ma difficilmente le sarà consentito. Anzi, circolano già i nomi dei successori di Campo Dall’Orto. Si va da Giancarlo Leone, ex direttore di RaiUno, a Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, a Nino Rizzo Nervo, giornalista, una vita spesa in Rai, molto vicino a Paolo Gentiloni, che da qualche settimana è vicesegretario generale della presidenza del Consiglio. Si conclude così, insomma, uno dei tanti cortocircuiti della politica italiana, tra i 5 stelle, che difendono la “libera informazione” e Campo Dall’Orto, pronti alle barricate e a non pagare il canone (che però va in bolletta), e Renzi e il Pd che rottamano il direttore generale di Viale Mazzini. Meno male che avevano detto, un po’ tutti, “fuori i partiti dalla Rai”. Alla fine diranno: fuori la Rai dai partiti.

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