Matteo Renzi alla Casa del Popolo di S.Bartolo a Cintoia (foto LaPresse)

Che cos'è il metodo Renzi sui vaccini, contro i Cinque stelle

David Allegranti

Il tentativo di aggredire il partito di Grillo su alcuni temi precisi arriva dopo mesi in cui l'ex premier aveva provato a inseguire i grillini imitandone a volte toni e temi

Roma. Da dieci giorni Matteo Renzi parla insistentemente più di vaccini che di legge elettorale. Ha iniziato a Linea Notte su RaiTre, il 9 aprile, e ha proseguito fino a ieri. “Non è una campagna che porto avanti io”, ha detto l’ex presidente del Consiglio su RaiTre. “Ci sono alcuni amministratori regionali, oltre che il livello nazionale, che stanno investendo molto su questo punto. Penso all’Emilia Romagna, penso alla Toscana, e al ministro Lorenzin stesso. Abbiamo messo 2 miliardi di euro in più nella scorsa legge di bilancio e vogliamo investire di più anche sui vaccini, perché questo non è un tema da campagna elettorale. Questo è un tema che riguarda la scienza e il buon senso; io non sono interessato come candidato segretario, ma come padre sì. Non è che puoi dire: io decido se vaccinarmi o no. Perché se tu non ti vaccini, se tu non vaccini i tuoi figli, muoiono anche i figli degli altri”. In realtà, contrariamente a quanto sostiene in pubblico Renzi, i vaccini sono proprio un tema da campagna elettorale. E lo sa bene proprio l’ex segretario del Pd, che da giorni sta facendo uscite mirate e reiterate contro i Cinque Stelle sui vaccini. La scelta non è casuale, visto che queste sortite vengono monitorate attraverso sondaggi per vedere come reagisce l’opinione pubblica, specialmente quella dei Cinque Stelle.

Oltretutto, raccontano uomini vicini all’ex segretario del Pd, non sarà una scelta isolata. “Renzi vuole intervenire su alcuni temi cari ai Cinque Stelle”, dice un senatore renziano. “L’obiettivo è spaccare l’elettorato grillino. Ce ne siamo accorti in Emilia Romagna, dove Stefano Bonaccini ha voluto una legge per rendere obbligatori i vaccini. In Toscana stanno cercando di fare la stessa cosa e abbiamo visto che su questo il M5s soffre. L’idea è far vedere in maniera concreta che cosa succedere se governassero i Cinque Stelle. Non solo sui vaccini, ma anche su altri argomenti, dalle tasse al lavoro”. Ancora ieri, Renzi è tornato a parlare di vaccini, prima su Facebook, dove ha scritto un post di prima mattina, poi a Matrix. Un tema reso particolarmente caldo, e quindi utile a essere sondato nell’opinione pubblica, grazie alla polemica scatenata dopo la puntata di Report. “Il M5s è strano sui vaccini, sulla parte politica ognuno ha le sue idee però – ha detto Renzi a Matrix – c’è un punto qualificante quando si gioca sulla salute dei figli non si scherza si smetta questa indecorosa campagna che viene fatta”. Per questo “Beppe Grillo chieda scusa, ha una responsabilità pubblica. Dica ‘su queste cose (sui vaccini o sulla mammografia, ndr) ho detto una stupidata’ e basta”.

 

Il tentativo di aggredire il partito di Grillo su alcuni temi precisi arriva dopo mesi in cui Renzi aveva provato a inseguire i grillini imitandone a volte toni e temi. Già in campagna elettorale per il referendum aveva usato temi anti-casta. “Pensare di battere i populisti scimmiottandone il populismo è una cavolata. O siamo altro, cioè riformisti, o abbiamo già perso”, aveva avvertito nei giorni scorsi Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, renziano. Persino il lancio di “Bob”, la piattaforma online, di cui però non si sa niente da quando ne è stato dato l’annuncio, pare essere un’imitazione di quella del M5s, “Rousseau”.

“Negli studi di comunicazione politica – dice Mattia Diletti, docente di Scienza Politica all’Università La Sapienza di Roma – esiste una cosa che si chiama issue priming, secondo la quale alcuni temi, nella mente dell’elettore, vengono associati a un campo politico piuttosto che a un altro. Prendendoli in prestito, stai favorendo la costruzione di un’agenda di quel campo politico”. Renzi negli ultimi mesi ha scoperto di avere un problema: ha bisogno di un nuovo elettorato nel quale sfondare. Prima era quello berlusconiano, ora è diventato quello grillino.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.