Ivrea, la convention M5S (foto LaPresse)

Manifesto del buon senso, anti sfascisti

Claudio Cerasa

Serve un’alleanza culturale e trasversale contro i professionisti della fuffa

Lasciate perdere il bipolarismo, mettete da parte le differenze tra destra e sinistra, ignorate per un momento i nomi dei partiti e andate diritti al punto della questione, al vero spartiacque della politica di oggi perfettamente sintetizzato dal titolo di un libro pubblicato qualche mese fa in Francia scritto da Daniel Cohn-Bendit con Hervé Algalarrondo: “Et si on arrêtait les conneries” (Fayard). Che tradotto in italiano suona più o meno così: quando la finiamo di sparare cazzate? La lettera consegnata al Foglio da Alessandro Maran dimostra che nel nostro paese si stanno consolidando due fronti politici trasversali formati da due movimenti d’opinione che superano gli attuali partiti.

 

Il primo movimento è formato da chi ha capito quello che sta succedendo in Italia, mentre il secondo è formato da chi continua a sparare, lo diciamo in francese, les conneries. Il primo movimento (realista) è formato da politici, da osservatori e da pezzi di classe dirigente che sanno distinguere tra le agende dettate dai talk-show (e dagli algoritmi) e le agende dettate dalle vere necessità del nostro paese – e che sanno dunque comprendere che l’Italia non ha un’emergenza auto blu ma ha un’emergenza produttività, che l’Italia non ha un’emergenza vitalizi ma ha un’emergenza giustizia, che l’Italia non ha un deficit di democrazia diretta ma ha un deficit di anticorpi presenti nel nostro tessuto sociale per proteggerci dai nuovi e vecchi maoismi digitali.

 

Il secondo movimento (sfascista) è formato sempre da politici, osservatori e pezzi di classe dirigente, ma a differenza del primo movimento tende a trasformare la fuffa nella vera priorità del paese, tende a sparare molte conneries sul lavoro (1995-2015: la produttività italiana è stata 5 volte più bassa della media Ue. 2017, programma del M5s sul lavoro, presentato ieri: “Lavorare meno per lavorare tutti”), tende a sottovalutare l’affermazione di una repubblica giudiziaria e tende ogni giorno a sparare sulle gambe della nostra democrazia rappresentativa.

  

In questa repubblica delle bullshit, direbbero a Oxford, è inevitabile che i partiti più responsabili studino per trovare in futuro punti di convergenza per proteggere il paese dai turisti della democrazia. I più pigri, leggendo la lettera inviata al Foglio da Maran, diranno: eccola, la prova dell’inciucio. I meno pigri, leggendo questo piccolo manifesto del buon senso, diranno che non tutto è perduto e che in Italia esiste forse una classe dirigente trasversale pronta a mettere da parte le bullshit, a rimboccarsi le maniche contro i professionisti della fuffa e a creare un’alternativa per resistere ai maoisti e associati. Serve un’alleanza culturale e trasversale contro les conneries dei nuovi sfascisti. Noi ci portiamo avanti con il lavoro, il resto verrà da sé.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.