Matteo Renzi (foto LaPresse)

Tutto quello che il “sistema” ha spiegato a Renzi

Roberto Arditti

Politica, giustizia, economia. Ora sta a lui rispondere nel suo discorso al Lingotto di domenica prossima

Matteo Renzi ha un’occasione semplicemente irripetibile nel suo discorso al Lingotto di domenica prossima. A lui cogliere l’opportunità o perderla. Questa, in estrema sintesi, è l’aspettativa del “sistema”. Già, il sistema. Ma cos’è questo sistema? Ci arriviamo tra un momento, ma adesso concentriamoci su cosa è stato sin qui, o ha cercato di voler essere, il leader toscano. Renzi è stato coraggioso e per molti versi sfrontato, comunque dotato di alcune idee innovative, merce rara in un paese le cui élite sono assai più vocate a distruggere che a costruire. Però Renzi ha commesso un errore clamoroso, quello di voler essere “tutto” anziché “parte”.

  

Alcuni esempi. Chi è stato l’interlocutore sostanzialmente esclusivo di tutti i leader politici mondiali negli ultimi tre anni, da Obama in giù? Matteo Renzi, nella sua qualità di primo ministro. Chi ha sbertucciato i vertici di Bruxelles e Angela Merkel in quanto capo della sinistra europea? Matteo Renzi, alla guida delle quattro “camicie bianche” di Bologna. Chi ha dato buffetti e qualche schiaffo alla magistratura? Matteo Renzi in persona, spesso stoppando le iniziative del suo ministro della Giustizia, che non a caso ora si ritrova in competizione con lui. Chi ha ragionato in compiaciuta solitudine con i grandi manager e i grandi imprenditori della terra, da Sergio Marchionne a Jeff Bezos, da Bill Gates a Jack Ma? L’innovatore Matteo Renzi. Chi si è posto come interlocutore principale della chiesa e dell’intero mondo cattolico? Il boyscout Matteo Renzi. Chi ha cercato di indirizzare tutte le scelte di persone ai vertici delle grandi imprese di stato? Matteo Renzi, spesso facendo leva sulla presenza, o meno, di accento toscano tra i candidati. Chi ha preso di petto le Grandi Burocrazie della Repubblica, mettendo persone di propria fiducia in posti solitamente riservati a inossidabili mandarini? Metteo Renzi, il decisionista. Chi ha osato nominare in uno dei ruoli più importanti della “geografia” diplomatica una persona del tutto estranea a quella carriera? Matteo Renzi, scegliendo Carlo Calenda come ambasciatore presso l’Ue. Chi è diventato leader del Pd dichiarando di voler “rottamare” tutte le generazioni precedenti, cariche di ferite, rancori e medaglie? Matteo Renzi, il segretario. Chi ha voluto guidare tutte le scelte di vertice nelle forze dell’ordine e nei servizi di sicurezza? Sempre Matteo Renzi, al massimo con l’aiuto del conterraneo Carrai. Potremmo continuare, ad esempio parlando della gestione del patrimonio immobiliare del Pci, che (giustamente) è stata oggetto di non piccola polemica con chi c’era prima.

 

Il concetto però è probabilmente già comprensibile. Ma quel che più conta è cogliere come ha reagito il “sistema”, che, sia detto subito, non ha un capo, ma è fatto di tante e diversissime teste, inconciliabili tra loro ma alleate di fatto nell’unica battaglia che ha appassionato tutti nell’ultimo anno: spiegare a Matteo Renzi come stanno le cose: Anzi, “piegare” Matteo Renzi a fare atto di contrizione. Questo attende il sistema dal discorso del Lingotto. Un sistema politico che tiene dentro Berlusconi e Grillo, Salvini e Casini, Meloni e Alfano. Un sistema giudiziario forte come mai nella storia dell’Italia unita. Un sistema economico intrecciato a filo quadruplo con i mezzi d’informazione.

 

Tutti convergenti nel mettere ordine, dove ordine vuol dire soltanto una cosa: al tavolo delle decisioni si sta in tanti, meglio se non in troppi, certamente non da soli. Questo granitico desiderio del “sistema” ha trovato tre poderose applicazioni pratiche negli ultimi tre mesi. Ha consegnato a Renzi la bruciante sconfitta nelle urne referendarie, ha prodotto una scissione nel Pd comunque dolorosa (innanzitutto sul piano simbolico) e ha dato il via a una vicenda giudiziaria tutt’altro che semplice da gestire. Ecco perché l’occasione del Lingotto è di estrema rilevanza. E’ il vero esame di maturità per Matteo Renzi. Uomo avvisato, mezzo salvato.

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