Matteo Salvini (Foto LaPresse)

“Salvini sbaglia”

David Allegranti

Pagliarini contro la svolta lepenista della Lega Nord: “I nazionalismi portano guerre”

Roma. Gianfranco Pagliarini è un pezzo di storia della Lega, anche se non ha più la tessera dal 2007. Se gli chiedi che cosa pensa di Matteo Salvini e delle sue svolte nazional-lepeniste, ti risponde con una citazione del professor Gianfranco Miglio sull’Europa, tratta dai Quaderni Padani. “‘Fra cinquant’anni una nuova combinazione di elementi politici e privatistici darà luogo a strutture di tipo neofederale quasi ovunque. Potrà suonare per alcuni come una bestemmia, per altri, tra cui mi annovero, come una speranza e se nel nostro futuro, una volta finita l’epoca degli stati nazionali (commerciali) chiusi (…), ci fosse la creazione di un nuovo spazio politico, di una struttura di tipo imperiale in grado di unire, rispettandone le diversità, tutti i diversi popoli europei?’. Fantastico quel ‘Una volta finita l’epoca degli stati nazionali (commerciali) chiusi’. E adesso chi glielo dice a Salvini e agli altri amici della Lega...”.

 

Pagliarini, le piace questo Salvini lepenista? “Guardi – dice al Foglio – a me non piacciono i nazionalismi, perché le guerre vengono da lì, nascono da quella cultura. Quando ero nella Lega ho passato anni a dire che Bruxelles fa schifo ma è molto meglio di Roma, perché Roma ci succhia il sangue”. E la Lega le piace ancora? “Ricordo con tanta nostalgia la ‘base’ della Lega; per questo, malgrado le tante cose assurde che sento e che leggo, la Lega forse è ancora il partito migliore. Figuriamoci però gli altri! Poveri noi”.

 

Pagliarini è un super federalista. Ha appena ultimato un’introduzione alla “Storia del Federalismo Elvetico” di Federico Cartelli. A distanza di tanti anni, l’ex ministro del Bilancio del governo Berlusconi negli anni Novanta, coltiva ancora il sogno di un federalismo come quello che c’è in Svizzera. “Federalismo – dice Pagliarini – è molto di più di un programma meramente politico: è una prospettiva sotto la quale si vede e si interpreta il mondo. Questa è la base del Federalismo: diversi che lavorano assieme per realizzare un obiettivo comune. Ma sia ben chiaro che siamo e restiamo diversi. Dunque lo stato centrale non è il ‘padreterno’ come da noi. In altre parole, in quel fortunato paese la politica non è una professione. Inoltre in quel fortunato paese il Parlamento non può essere sciolto prima del termine della legislatura in corso. Non ci sono le ‘elezioni anticipate’: da loro la politica è una cosa seria al servizio dei cittadini, non un teatrino, o, se preferite non una ‘lotta continua’ tra partiti per gestire il potere”.

 

Ebbene, dice Pagliarini, “questa è l’applicazione del principio ‘diversi che lavorano assieme’. In Svizzera nel Governo e nel Parlamento non c’è una netta distinzione tra maggioranza e opposizione”. Mentre da noi, aggiunge l’ex senatore, i “partiti litigano continuamente tra di loro. Perché? A mio giudizio per il semplice motivo che da noi non si lavora per i cittadini ma si lotta per gestire il potere. Quando dico ‘noi’ intendo noi Repubblica italiana e noi Unione Europea”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.