Foto dal profilo Facebook del sindaco Virginia Raggi

Il bilancio di Roma e gli applausi dei cinque stelle

Salvatore Merlo

I consiglieri radunati nell'aula Giulio Cesare festeggiano la loro inadeguatezza con un video che è un rito scaramantico-tribale

Si sono riuniti nell’Aula del Campidoglio, hanno acceso un cellulare, e mostrando un plico con copertina in plastica trasparente (su cui era possibile leggere le parole “bilancio previsionale”) si sono lasciati riprendere, per quindici secondi, in un lungo, lungo applauso. E davvero non si può fare a meno di vedere, e rivedere quasi in trance estetica, su YouTube, su Twitter e su Facebook, questa scena dell’applauso che i consiglieri comunali del Movimento Cinque stelle tributano a se stessi per aver finalmente approvato, dopo bocciature e pasticci, il bilancio previsionale della città che governano.

Nell’osservare questa scena apparentemente normale – gente che applaude – c’è infatti l’impressione di assistere a qualcosa di nuovo, di primigenio, di inedito, di sconosciuto e dunque di meraviglioso, un fatto degno della massima attenzione. Esistono infatti tanti tipi di applausi. Si applaude per esempio ai compleanni dopo che uno ha soffiato sulla torta (sai che sforzo), ma in genere si applaude quando ci si vuole congratulare con qualcuno che ha fatto qualcosa di davvero eccezionale: nel 2015 il tenore peruviano Juan Diego Florez fu applaudito per cinquanta minuti alla Scala per i suoi strepitosi gorgheggi.

 

Esistono dunque applausi d’allegria, di felicitazione, applausi celebrativi e persino applausi di scherno, come quelli che a volte si scambiano i calciatori in campo dopo un fallo o una simulazione. Da molti anni esistono persino gli applausi di cordoglio, quelli che un po’ sbracatamente si tributano ai funerali. Ecco. Ma gli applausi d’inadeguatezza, quelli per aver approvato in ritardo un bilancio comunale, ci appaiono come una categoria d’applausi del tutto nuova. Così, superata (ma non del tutto) l’impressione che non fossero applausi – ma un rito scaramantico-tribale conosciuto solo agli antropologi studiosi della Casaleggio Associati – abbiamo infine trovato l’unico termine di paragone possibile: gli applausi in aereo. Come quando su certi voli scatta quello strano, insensato clap clap all’atterraggio.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.