Silvio Berlusconi con Matteo Salvini (foto LaPresse)

Il Cav. e Salvini, talleri e vino

Redazione
Due idee diverse per uscire dall’euro che non porteranno a governare

Se, come dice Flavio Tosi, Matteo Salvini ha stuprato la Lega, la differenza è bell’e fatta con Silvio Berlusconi, che non ha mai stuprato nessuno, tanto meno in politica. Invece la singolare tenzone tra i due leader, aizzata dal segretario leghista, dà molto l’idea di incentrarsi su un malinteso celodurismo di bossiana memoria. Malinteso, perché il Senatùr mai avrebbe messo in discussione la leadership del centrodestra in base al raccatto dei voti, mentre Salvini pretende che con il quindici per cento governerebbe lui, a costo di sfasciare definitivamente il giocattolo. Ma questa è solo la scatola. A guardarci dentro, si può trovare di peggio, dal punto di vista del futuro del centrodestra. Dal nuovo libro di Bruno Vespa, “C’eravamo tanto amati” – un genere nei generi giornalistici – si apprende che il presidente di Forza Italia e il segretario federale hanno in mente due politiche economiche anti (o pro?) europee difficilmente conciliabili. A parte la flat tax, magnifica chimera, che però Salvini vorrebbe al 15 per cento mentre per Berlusconi “nei nostri incontri non abbiamo indicato la soglia definitiva dell’aliquota”.

 

La questione fondamentale è però l’uscita dall’euro, che sta strangolando l’Italia. Per Berlusconi il nocciolo è ritornare, con le buone o le cattive, a poter stampare moneta: “Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone e Cina sono usciti dall’ultima, lunga crisi perché hanno stampato moneta… Con lo stesso criterio, noi avremmo potuto stampare più di 350 miliardi di euro”. Ma il Cavaliere ha in mente la doppia divisa. “Da un lato rendere l’euro competitivo”, dall’altro “affiancarlo a una moneta nazionale aggiuntiva”. Salvini, invece, ha in mente di uscire dalla moneta unica, e stop: “Non rivogliamo i biglietti da mille lire, ma una moneta nuova e più utile alla nostra economia. La chiami tallero o come vuole, una moneta italiana”. Tornare a comandare, in Italia, con un programma di doppia moneta e con i dubbi che tutto ciò comporterebbe, non è facile. Andare a comandare una coalizione, e poi un paese, con il tallero, è dura davvero. Soprattutto contro un presidente del Consiglio che sta conducendo una partita faticosa, ma ragionevole e strutturata, proprio contro l’Europa matrigna. Auguri.