L'aula del Senato (foto LaPresse)

Professori e costituzionalisti. Tutti i 184 nomi che hanno firmato il manifesto del Sì alle riforme

Redazione
L’appello di giuristi e docenti universitari a favore della riforma costituzionale: nessun “tradimento” della Carta, ma solo innovazioni di cui l'Italia ha bisogno da tempo.

Mentre tiene ancora banco la polemica sui partigiani e la riforma della Costituzione, Matteo Renzi cala la carta dei costituzionalisti. Ben 184 giuristi e docenti universitari, tra cui Stefano Ceccanti, Salvatore Vassallo, Roberto Bin, Stefano Pizzorno, Angelo Panebianco, Franco Bassanini e Tiziano Treu, hanno firmato un manifesto (clicca per leggere tutti i nomi) in cui spiegano perché bisogna dire Sì alla riforma costituzionale.

 

La riforma “affronta efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro paese” scrivono gli accademici nell’appello pubblicato sul sito “Basta un sì”, lanciato da Renzi per la campagna referendaria. Si sottolineano innanzitutto il superamento dell’“anacronistico bicameralismo paritario indifferenziato” (con la previsione di un rapporto fiduciario esclusivo fra Camera dei deputati e governo), la semplificazione dei procedimenti legislativi e la razionalizzazione dei rapporti tra stato e regioni.

 

Il manifesto dei costituzionalisti, che replica a quello per il No firmato da 56 colleghi (da Valerio Onida a Gustavo Zagrebelsky) prosegue evidenziando il taglio ai costi della politica e di 220 parlamentari, il rafforzamento dei poteri normativi del governo, equilibrato però da “limiti più stringenti alla decretazione d’urgenza”, ma anche il potenziamento del “sistema di garanzie” (dal rilancio degli istituti di democrazia diretta al ricorso diretto alla Corte costituzionale sulla legge elettorale).

 

Insomma, nel progetto di riforma della Carta “non c’è forse tutto, ma c’è molto di quel che serve, e non da oggi” dicono i costituzionalisti, ricordando inoltre come l’iter per la sua approvazione sia durato “oltre due anni” e sia passato attraverso “sei letture, quasi seimila votazioni” e il consenso di circa il 60 per cento dei parlamentari.

 

“Lungi dal tradire la Costituzione, si tratta di attuarla meglio, raccogliendo le sfide di una competizione europea e globale che richiede istituzioni più efficaci, più semplici, più stabili” concludono i firmatari dell’appello, convinti che “una grande discussione nazionale” potrà “persuadere i cittadini italiani della bontà della riforma approvata con coraggio dal parlamento e della sua utilità per il miglior governo del paese”.