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Perché in Kurdistan tutti aspettano la guerra

Adriano Sofri

Siccome questo aspettare da un momento all’altro è frustrante e anche imbecille ieri per protesta sono andato a visitare la grotta di Shanidar, sui monti Zagros

Che cosa fai in Kurdistan, tutto questo tempo, mi chiedono. Aspetto, come tutti. Tutti aspettano che succeda qualcosa da un momento all’altro, e sperano che non succeda. Infatti la cosa che aspettano è una guerra. Non si sa nemmeno quale: una delle tante che premono per venire fuori dai loro cunicoli di talpe cieche e male scavate. Siccome questo aspettare da un momento all’altro è frustrante e anche imbecille ieri per protesta sono andato a visitare – per la prima volta, invece era la prima cosa da fare – la grotta di Shanidar, sui monti Zagros. E’ bellissima, mi ha ricordato il Carso. Là dentro alla fine degli anni ‘50 l’archeologo americano Ralph Solecki trovò gli scheletri di nove umani di Neanderthal (un decimo fu trovato più tardi), il più vecchio dei quali risaliva forse a 80 mila anni fa, forse solo a 65 mila. Uno di loro sta alla Smithsonian Institution insieme ai calchi di tutti, gli altri sono andati dispersi chissà dove in questo posto dove vanno dispersi i vivi e i morti. Quegli antenati facevano già cerimonie funebri con l’impiego di fiori – è un’ipotesi, probabilmente infondata ma bella. Sono sceso al tramonto dalla grotta: avrei dovuto accendere un fuoco e pernottarvi, direte. Va bene lo stesso, vado a cena in un villaggio qui sotto, e dopo 80 mila anni, o almeno 65 mila, me ne fotto di che cosa succederà domani. Se proprio non prendo sonno, proverò a immaginare che cosa può succedere dopodomani.

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