Una bambina irachena (foto LaPresse)

L'Iraq che non vuole liberarsi dell'obbrobrio delle spose bambine

Adriano Sofri

40 parlamentari chiedono di modificare la legge sulla personalità giuridica autorizzando i capi religiosi a decidere le deroghe all’età matrimoniale

40 parlamentari iracheni hanno firmato un emendamento alla legge sulla personalità giuridica che, se fosse approvato dalla maggioranza semplice dei 328 deputati, autorizzerebbe i capi religiosi a decidere le deroghe alla legge sull’età matrimoniale delle donne, che è di 18 anni e di 15 in casi di “urgenza”. I promotori sciiti della legge seguono una loro interpretazione del Corano e della vita di Maometto che permette il matrimonio delle bambine a partire dai 9 anni. Un simile obbrobrio è esattamente complementare a quello praticato dal fanatismo, in quel caso sunnita, dello Stato islamico. Manifestazioni contro la proposta si sono svolte nelle città curde dell’Iraq e della Siria. Tutto ciò che si muove in questo periodo in Iraq ha a che fare con le elezioni politiche generali che sono fissate per il prossimo maggio. Un emendamento analogo, ancora più ambizioso e sconcio, era stato presentato dalle stesse forze settarie nella campagna elettorale del 2014: prevedeva il diritto degli uomini di usare violenza alle proprie mogli, il divieto delle donne a uscire di casa senza il permesso del marito, e il divieto ai matrimoni di uomini musulmani con non-musulmane. (Il divieto per le donne musulmane è di fatto in vigore).

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