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Il governo iracheno chiude le reti di informazione curde

Adriano Sofri

Emittenti radio e tv finiscono sotto il giogo di Baghdad e le agenzie internazionali stanno manifestando ancora poca solidarietà

Il governo iracheno ha ordinato la chiusura di alcune reti di informazione curde, di cui la principale è Rudaw, agenzia di notizie in molte lingue ed emittente tv e radio, che chiunque abbia voluto seguire gli eventi del Kurdistan e del Vicino oriente ha usato in questi anni come uno strumento insostituibile. Il provvedimento iracheno è violento e pretestuoso, perché fino a poco fa lo stesso governo e le sue istituzioni si sono ampiamente avvalse del lavoro di Rudaw, in particolare nel seguire le ultime fasi della battaglia per Mosul, quelle in cui i peshmerga curdi avevano ceduto il passo all’esercito di Baghdad.

 

In quel frangente cruciale una giovane giornalista di primo piano della rete Rudaw, Shifa Gardi, aveva perso la vita. (Tre giorni fa un operatore di un’altra rete curda, KurdistanTV, è stato assassinato nella sua casa a Daquk, sud di Kirkuk, da una banda di farabutti). Ieri Rudaw dava notizia della solidarietà che le è arrivata dall’associazione Enex, fra 50 delle maggiori reti commerciali internazionali. Ho scorso le sigle e mi sembra di aver trovato solo quella di SkyTg24, delle italiane. Mi auguro che se ne aggiungano prestissimo altre. Tutte le altre, per esempio. E anche dei giornali di carta e in rete.

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