L'alluvione di Livorno

A Livorno si litiga sul colore dell'allarme, in Florida si spara contro Irma

Adriano Sofri

Con tutto il rispetto, viene in mente quell’imperatore persiano che fece frustare il mare e marchiarlo a fuoco, perché si era ribellato alla sua autorità

Livorno, i livornesi, il loro sindaco, avrebbero avuto, hanno avuto, la solidarietà più franca e simpatica. C’era bisogno di suscitare una contesa sull’avvertimento arancione o rosso? Il nubifragio che il vento ha spinto fino al sud di Livorno era il massimo del disastro naturale immaginabile? E se l’allerta della Protezione Civile fosse stata rossa la famiglia che abitava nella propria palazzina costruita su un corso d’acqua “tombato” da trent’anni si sarebbe comportata diversamente? L’avrebbe evacuata prima dei pochi minuti in cui è stata travolta? Domande assurde, naturalmente, ma assurda sembra anche quella disputa sul colore dell’allarme. Riferisce il Tireno, in un suo numero doloroso ed efficace, che i tre corsi d’acqua esplosi sono “tombati” da anni, del tutto o in parte, e le case sono cresciute sopra di loro, e se ne sono per lo più dimenticate, come se ci fosse una prescrizione ai fiumi tombati. Doveva essere Genova, è stata Livorno. I servizi, gli articoli, finiscono tutti con la notizia che la Procura ha aperto un’inchiesta. Con tutto il rispetto, viene in mente quell’imperatore persiano che fece frustare il mare e marchiarlo a fuoco, perché si era ribellato alla sua autorità. Ieri le notizie dalla Florida dicevano che qualche decina di migliaia di abitanti locali hanno condiviso l’appello di un giovanotto a sparare all’uragano Irma: “Tiriamo giù quel bastardo!”. Le autorità competenti avrebbero preso sul serio la cosa e ammonito che i proiettili potrebbero essere ingoiati dai vortici di Irma e risputati con gli altri detriti addosso alle cose e agli umani. Dev’essere una balla, ma come metafora non c’è male.

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