Mihály Munkácsy, Cristo davanti a Pilato (partic.), 1881.

Cristo davanti a Pilato

Adriano Sofri

Due riflessioni leggendo gli ultimi libri di Sellerio e minimum fax

Sellerio ha appena pubblicato, nel “Divano”, il Ponzio Pilato di Roger Caillois, tradotto da Luciano De Maria. Nella limpida nota in appendice, Giorgio Fontana ricorda, com’è necessario, Il procuratore della Giudea di Anatole France che, tradotto da Sciascia, fu il numero 4 della collana “La memoria”. Intanto minimum fax ha appena pubblicato una raccolta di scritti di Grazia Cherchi (1937-1995), Scompartimento per lettori e taciturni, in cui, a pagina 66, si segnala Il procuratore della Giudea di Anatole France, con quel finale: “Gesù? Gesù il Nazareno? No, non ricordo”. E aggiungeva Grazia: “Una chiusa che mi ha fatto venire in mente l’epilogo, altrettanto imprevedibile, di un romanzo di Roger Caillois, Ponzio Pilato: ‘In tribunale, davanti alla folla tumultuante, Pilato proclamò l’innocenza di Gesù e ne ordinò la scarcerazione… Così, a causa di un uomo che, contro ogni speranza, riuscì a essere coraggioso, non ci fu cristianesimo’”. Sembra che le cose girino in tondo, era il 1980, è il 2017. In apparenza almeno, un po’ le cose cambiano. Immaginate (qualcuno lo farà presto, non si butta via niente) Ponzio Pilato che chiede al povero imputato, col suo solito mal di testa: “Che cos’è la post-verità?” Grazia Cherchi aveva provveduto anche a questo: “Adesso è di moda vergognarsi di provare nostalgia: che vergogna!”.

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