Una foto per fermare la “valanga”

Adriano Sofri

In Italia ci sono quelli che sulla Siria non hanno una “linea rossa”, nemmeno una di quelle che poi non si rispettano. Per questo serve un'immagine da vedere, da mostrare, su cui voler sapere tutto

Che Donald Trump, con la sua inconsulta intimità russa, fosse destinato a piegare il bastone dalla parte opposta e a rischiare la prova di forza frontale con Putin, mi sembrava chiaro dall’inizio. Non così presto, avrei detto. Sta di fatto che le cose che ha detto Trump o la sua ambasciatrice all’Onu erano le cose da dire, anche se le ha dette Trump. Compresa, purtroppo, l’evocazione del disastro di Obama (e del Papa) sulla linea rossa, che Obama a sua volta addebitò all’opposizione del Congresso e così via.

 

Le prove di forza, a furia di dilazioni, si stanno avvicinando paurosamente. In Siria, in Corea del nord, chissà dove ancora. Le guerre si trovano ingegnosamente le loro scintille. Nei giorni scorsi sono successe cose sconvolgenti. La Russia, quella dell’attentato di San Pietroburgo e quella della complicità rincarata con Assad, è stretta nel ruolo di capofila di un’alleanza sciita oltranzista. Erdogan ha detto anche lui, la persona più sbagliata, le cose da dire sui bambini ammazzati coi gas a Idlib, e anche lui le avrà dette perché il suo plebiscito incombe e perché nell’alleanza russo-sciita non c’è spazio per il suo bigottismo sunnita, quando i fatti premono. Se Erdogan fosse capace anche solo di immaginare una conciliazione nazionale con i suoi curdi e di superare la sua intima paranoica avversione alla loro esistenza, oggi – oggi, esattamente – sarebbe il più benvenuto alleato degli Stati Uniti di Trump, dell’Europa che paga l’affitto degli scantinati dei profughi siriani, e della Nato.

 

Poi c’è l’Italia. Ci sono gli amici di Assad. Ci sono gli amici di Putin. Ci sono quelli che ammoniscono: anche morire di bombe non chimiche e di sniper e di stenti è morire. Lo dicono quando la gente muore di gas. Durante la morte – la morte dura, infatti, in Siria sta durando da più di sei anni – di 4 o 500 mila persone non hanno detto di ogni barile bomba, di ogni missile, di ogni autobomba, di ogni sniper: è come un crimine di guerra, è quasi come morire di gas nervino. Non hanno una linea rossa, loro: nemmeno una di quelle che poi non si rispettano. Perché questa valanga continui tranquillamente a rotolare occorre, o comunque serve, che non si pubblichi una di quelle fotografie. Una da vedere, da mostrare, su cui voler sapere tutto. Tutto.