Maurizio Zamparini (foto LaPresse)

L'ennesimo addio di Zamparini. Ma questa volta sembra sia vero

Maurizio Crippa

In quindici anni ha fatto e disfatto più formazioni lui che qualsiasi allenatore della serie A e B. E ha sostituito più allenatori di quanti sottosegretari abbia cambiato Andreotti in sette governi della Prima Repubblica

In quindici anni ha fatto e disfatto più formazioni lui che qualsiasi allenatore della serie A e B. E ha sostituito più allenatori di quanti sottosegretari abbia cambiato Andreotti in sette governi della Prima Repubblica e di quanti delfini abbia bruciato il Cav. – che pure aveva come vera vocazione quella di fare l’allenatore, mica il presidente – in vent’anni di Seconda. Messa così, non sembrerà una stranezza se oggi, il giorno dell’ennesimo e forse definitivo addio, la panchina con vista ad honorem la regaliamo a Maurizio Zamparini. Che nel mondo del calcio avrebbe voluto essere tutto, forse persino il pallone, ma senza dubbio avrebbe voluto essere il Mister, quello che sta a bordo del campo, decide schemi e uomini, li salva e li retrocede di girone come il Minasse dantesco. Più del Cav., meglio del Cav., da questo punto di vista. Anzi più ancora di Massimo Moratti, l’uomo che non amava licenziare gli allenatori ma poi gli veniva così, era più forte di lui.

Ora l’Allenatore Unico, e unicum nel calcio italiano, Maurizio Zamparini ha annunciato che se ne va davvero, amareggiato dal calcio peggio di King Claudio Ranieri, ma senza nemmeno un Mourinho che si appiccichi le iniziali MZ sulla felpa. “Mi dimetto, non sarò più il presidente del Palermo. Mollo tutto”, ha detto. In quindici anni l’avrà detta venti volte. Ma questa volta pare sia vera. E c’è un’altra coincidenza – oltre alla voglia di giocare tutti i ruoli in partita – che lo apparenta al patron del Milan Silvio Berlusconi: il closing. “Entro quindici giorni verrà nominato il nuovo presidente, membro e rappresentante di un fondo anglo-americano che si è contrattualmente impegnato a investire nei progetti del Gruppo Zamparini con priorità iniziale negli investimenti del Palermo Calcio e negli impianti sportivi da realizzare a Palermo, ovvero lo stadio ed il centro sportivo”, ha fatto sapere la società. Eccoci all’ultimo sprint: se arriveranno prima i cinesi di Berlusconi, o gli anglo-americani di Zamparini. E, di conseguenza, chi dei due presidenti-allenatori andrà per primo a sedersi in panchina. Quella dei giardinetti, però.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"