IL DIRITTO DI CONTARE

di Theodor Melfi, con Taraji P. Henson, Janelle Monae, Octavia Spencer, Kevin Kostner

Mariarosa Mancuso

Fate controllare i numeri dalla ragazza, se per lei vanno bene io mi fido”. Così parlò John Glenn, primo americano a orbitare cinque ore nello spazio (il sovietico Juri Gagarin lo aveva anticipato di un anno). “Quale ragazza?” gli chiedono nel film, titolo originale “Hidden Figures” come il best seller di Margot Lee Shetterly (HarperCollins Italia). Il padre scienziato lavorava alla Nasa, la madre insegnava alla Hampton University fondata nel 1868 per gli studenti neri, le afro-americane della Virginia che calcolavano le traiettorie per le missioni spaziali erano la sua favola della buonanotte. “L’intelligente”, risponde John Glenn secondo gli sceneggiatori (il regista medesimo, che aveva diretto “St Vincent” con Bill Murray, e Allison Schroeder). Possibile che l’astronauta abbia detto “la nera”, ma nei film edificanti non vale come risposta. La calcolatrice in tailleur era sul palco degli Oscar, in carrozzella e abito da sera color cielo, 98 anni portati benissimo (siamo noi maligni che al comparire della vecchietta abbiamo ricordato la gag di Sacha Baron Cohen ai Bafta 2013: un’attrice - “ha recitato nei film di Charlie Chaplin, l’ultima ancora viva” - travolta e scaraventata giù dal palco). L’agenzia spaziale già all’inizio degli anni 60 metteva le “calcolatrici con la gonna” a libro paga, e assistiamo anche all’arrivo del primo gigantesco computer, solo una femmina riuscirà a domarlo nutrendolo di schede perforate. Le teneva in una stanza separata, le faceva sgobbare senza promuoverle, la costringeva a un chilometro e mezzo per andare nei bagni a loro riservati. Non i bagni delle donne, troppo facile. I bagni per i neri. Il dettaglio - storicamente corretto - nel film diventa un tormentone. Quante facce e corsette può fare un’attrice brava come Taraji P. Henson, variando sul tema “presto, un bagno”? Viene a liberarci il boss Kevin Kostner, che decreta “la pipì alla Nasa ha un solo colore” (mentre le camicette, i rossetti, le montature degli occhiali splendono più che in “Mad Men”). Inizio promettente, prima degli indugi acchiappa-Oscar. Conti della serva: tre donne matematiche non valgono il ragazzino gay di “Moonlight”.

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