VELOCE COME IL VENTO

Mariarosa Mancuso

Un altro bel film italiano? Sembra incredibile, “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti è uscito solo qualche settimana fa, e l’albero di solito non dà frutti così gustosi, figuriamoci a distanza ravvicinata. Un bel film italiano con Stefano Accorsi? Sembra ancora più incredibile, l’attore – nonché ideatore della serie “1992”, cominciata dignitosamente e finita malissimo – non aveva finora al suo attivo interpretazioni memorabili, nonostante le lodi sperticate ascoltate dopo ogni film (funziona come la rivoluzione: in Italia non si può fare perché ci conosciamo tutti, e perché frequentiamo gli stessi talk-show). Un bel film italiano con Stefano Accorsi ambientato tra le macchine da corsa? Ebbene, sì, e troviamo pure una simpatica e cocciuta ragazza pilota per cui fare il tifo: l’attrice è Matilda De Angelis, ventenne brava e ben diretta. “Tratto da una storia vera”, garantiscono i titoli di coda, mostrando le fotografie dei protagonisti (la vicenda è stata raccontata da un meccanico co-protagonista al regista Matteo Rovere). Non è, in realtà, una garanzia di nulla: non esiste storia, per quanto avvincente, che una brutta sceneggiatura non riesca a rovinare. Complimenti quindi al regista, che l’ha scritta con Filippo Gravino e Francesca Manieri. Un bel film italiano che parla di corse automobilistiche, e dentro riesce a metterci il diventare grandi, il rapporto con i maestri, la tossicodipendenza, il rapporto con i genitori, i litigi tra fratelli? Proprio così. Un film soprattutto, che non parla di architetti né di intellettuali né di film da girare, né di pomeriggi troppo lunghi da passare, né di “sfiorati” (chiedere a Sandro Veronesi, è la sua “generazione perduta”), né di ragazze belle. Qui bisogna vincere le corse per non perdere la casa, e tutto pesa sulle spalle di una diciassettenne che bada al fratellino piccolo perché la mamma non c’è mai. Il fratello grande è Stefano Accorsi, ex pilota e ora tossicodipendente con domicilio in una roulotte, annunciato dalle eterne ciabatte e dai capelli unti e lunghissimi. Lui sa come si fa, a vincere le corse automobilistiche (anche se non è detto che ancora lo ricordi, nei rari momenti di lucidità). Primo: irrobustirsi. Vale per la giovane pilota, che va di flessioni, e per il regista, che ha studiato con profitto tanti film di rivincita.

 

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