HEIDI

Mariarosa Mancuso

Il giovane Hayao Miyazaki – anche i maestri dell’animazione hanno cominciato da piccoli – aveva disegnato gli sfondi montani per la serie animata con la pastorella Heidi (il romanzo lo scrisse la svizzera Johanna Spiry nel 1880, le cifre garantiscono 50 milioni di copie vendute in tutto il mondo, anche se francamente è difficile capirne il motivo). I ragazzini italiani oltre ai pomelli rossi hanno sentito e canticchiato fino allo sfinimento la sigla con “ti sorridono i monti e le caprette ti fanno ciao”, e sono sopravvissuti senza danni apparenti. Mai però avremmo pensato che negli anni dieci del Terzo millennio un regista avrebbe osato dedicare a Heidi un film non di animazione, che tale film potesse diventare un successo – in Svizzera, perlomeno – e che Bruno Ganz avrebbe coronato la sua carriera di attore facendo il burbero nonno. Prima non vuole saperne della ragazzina, orfana e poi abbandonata dalla zia che si trasferisce a Francoforte. Poi le fabbrica una sedia con le mani nodose – alla capanna sull’alpe ce n’è una soltanto, il nonno fugge il consorzio umano (giù in paese si sussurra che abbia ucciso un uomo). Heidi prima dorme nella stalla e poi nel fieno, e finalmente viene il momento di trasferirsi in città – farà da damina di compagnia alla ricca Clara, costretta su una sedia a rotelle, e imparerà a leggere. Felice? Ma suvvia, ha nostalgia delle capre e delle nevi eterne, se no dove sarebbe la morale? La storia non è proprio appassionante per chi ha evitato la serie, e non riesce a concepire una visita a Heidiland neppure se fosse l’ultimo luogo rimasto al mondo. Il regista Alain Gsponer fa tutto quel che è in suo potere per renderla insopportabile. Heidi si libera dal vestito alle caviglie, per correre nei prati con la sottoveste e a piedi nudi (mai un’ortica, mai una spina, mai una cacca di capra lassù tra i monti). Le fa compagnia il pastorello Peter, ispirato alla più turpe e ruffiana iconografia: un ragazzino di quelli che il barone tedesco Wilhelm von Gloeden fotografava nudi tra le rocce di Taormina. Solo più in carne, con le braghe e la camicia addosso, rivelatore di grandi verità come “le capre che litigano fanno meno latte”. Neanche la governante signorina Rottenmeier dà soddisfazione, mentre il quarantenne regista insiste: ogni generazione deve avere la sua Heidi.

 

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