Foto di antonio marano via Flickr

Il ritorno dei mitici anni Ottanta, quando i cartoni raccontavano una storia

Simona Voglino Levy

Sigle storiche e generazioni conquistate. Parla Cristina D'Avena

Milano. Gli anni Ottanta sono tornati di moda. O forse “non se ne sono mai andati”, dice al Foglio Cristina D’Avena, icona di quell’epoca che pare non conoscere tramonto. Radiosa e sorridente, un po’ fatina e un po’ mamma, Cristina s’è appena dilettata in un progetto che, per chi negli anni Ottanta è venuto al mondo, ha il gusto bello del revival attuale. Un disco di duetti (Duets, appunto), fresco d’uscita e tutto da cantare. La nostra si è divertita a replicare alcuni fra i suoi più noti successi, rinfrescandoli non solo con l’aiuto di artisti dell’epoca contemporanea, ma anche di quella passata. Qualche esempio? Una strepitosa versione di Occhi di Gatto, valorizzata dal timbro graffiante di Loredana Bertè, ospite entusiasta del progetto. Oppure, un featuring con J Ax a narrare le gesta della piccola dea combina guai “Pollon”, un altro – davvero grintoso –, insieme a Emma, a raccontare quelle di “Jem la cantante esuberante” o, ancora, una collaborazione con Elio (delle Storie tese) sulle strofe di “Siamo fatti così”, tuttora trasmesso da Boing, canale tematico per piccoli, grazie al quale molti trentenni di oggi biascicano qualche conoscenza anatomica di base.

 

  

“Anche i cartoni di adesso sono belli, fantasiosi e colorati”, osserva la cantante. “Però, a differenza dei nostri, hanno smesso di raccontare una storia dall’inizio alla fine. Ora sono strutturati a episodi, più frammentati, e forse per questo ci si affeziona di meno. Anche l’animazione, d’altronde, ha dovuto adeguarsi alla velocità di questi tempi nei quali i bambini crescono tanto in fretta e vogliono diventare grandi subito, mentre per me dovrebbero godersi l’età che hanno. Il problema è che la società va troppo veloce e non trova più spazio per i piccoli”. Basti pensare a come si è evoluta la televisione, in effetti: “C’è sempre meno attenzione al pubblico giovane, futuro di domani”, ha spiegato ancora l’artista bolognese. “Infatti, a mandare in onda i cartoni, ormai, sono rimasti solo i canali dedicati. La tv dei ragazzi si è spostata dalla generalista ai canali più tematici, cancellando dai suoi palinsesti programmi preziosi come Bim Bum Bam, grazie ai quali i bimbi stavano al centro e godevano di un’attenzione molto più individuale. Si poneva maggiore considerazione sui loro problemi e sul loro quotidiano, mentre ora è tutto più social e si comunica in maniera diversa: un tempo, ad esempio, si mandava la letterina a Bim Bum Bam, ora tutti comunicano tra di loro e, così, si rischia di perdere di vista cose belle come, ad esempio, le sigle”. Sarà anche per questo che le sue, tutte scritte da Alessandra Valeri Manera, grande amica con la quale Cristina è cresciuta condividendo il suo percorso artistico, sono ancora oggi così vive. “Ormai, prendo tre generazioni”, ha raccontato la cantante. E non è un caso, in effetti, se tutti i suoi live, con i Jem boy, siano seguitissimi da un pubblico affezionato pronto a sgolarsi con una competenza mnemonica degna di nota sul suo repertorio non più freschissimo. Eppure, sempre attuale. La canzone più richiesta? Occhi di gatto, ci ha spiegato senza indugi l’interprete bolognese. “Gli anni Ottanta sono sempre rimasti dentro di noi e ora sono riapparsi. Si sono un attimo assentati, ma sono stati così belli che il loro ritorno era prevedibile”, aggiunge. “Sono stati preziosi per la musica, la comunicazione e la società. Hanno gettato le basi per quello che siamo diventati, forse per questo fanno ancora battere il cuore”. E basta pensare a Heidi o a Papà Gambalunga, in effetti, per sentirne un po’ la mancanza. “Anche i contenuti sono mutati, non c’è più la storia del bambino orfano, ad esempio. Un tempo raccontavano storie molto tristi, fatte da personaggi umanamente ricchissimi. Ora, i cartoni sono più futuristi, ma meno emotivi e un po’ più freddi. Certamente più divertenti e proiettati verso il futuro, ma meno amorevoli”. Di sigle destinate a restare non se ne intravedono. Forse perché “adesso la musica è molto varia, ed è pieno di artisti giovanissimi vicini ai bambini, che pur non cantando specificatamente per loro, li conquistano. Oppure perché di cartoni nuovi non ne arrivano più”.

 

Ultimo vero baluardo di resistenza mediatica infantile: lo Zecchino d’oro, trampolino di lancio per una Cristina D’Avena allora bambina, che con la sua vocina innocente, seppe conquistare l’Italia intera. “Lo Zecchino cerca sempre di essere se stesso seguendo il tempo. Forse, è l’unica trasmissione rimasta per i bambini che fanno i bambini. Una benedizione”.

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