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Colore e passione per “un'orchestra che canti”. La nuova stagione di Santa Cecilia

Mario Leone

Una stagione caratterizzata da vari fili che si intrecciano organicamente anche grazie ai tanti anniversari

In questa seconda metà di maggio risuonano le ultime battute della stagione musicale dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Nemmeno il tempo di finire e subito si apre il sipario sulla prossima stagione. Spazio alle presentazioni dei cartelloni un po’ per tutte le maggiori istituzioni musicali nazionali che da parecchi anni devono combattere contro tagli, calo di pubblico, “nuove tendenze” e crisi economica. Il problema è più vasto. Proprio qualche giorno fa sulle colonne del New York Times, Michael Cooper riportava che il Met (Metropolitan Opera di New York) nella stagione che si sta concludendo ha coperto solo il 69 per cento dei posti, in una sala che ne presenta quattromila. Al di là dei problemi, un nuovo cartellone musicale è sempre motivo di curiosità e gioia. Quando poi si parla dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, la questione diventa molto interessante per come questa istituzione si sta imponendo a livello internazionale.

Il duo Pappano-dall’Ongaro, il primo direttore musicale, il secondo presidente dell’Accademia, legati da un modo intimo e comune di intendere e vivere la musica, ha segnato un cambio di passo per il coro e l’orchestra dell’Auditorium. Non si tratta solo di ospitare direttori e solisti di rilievo internazionale, virtuosi dei principali strumenti, repertori sempre più vasti, eseguiti con originale bravura. L’Accademia sta sempre più mostrando a tutti come una proposta culturale di indiscusso livello produce bellezza, pubblico e interesse, oltre al fatturato che, come ricorda dall’Ongaro, “anche quest’anno, per il dodicesimo consecutivo, ha consentito il pareggio di bilancio”.

 

Orchestra, coro, cori giovanili, Coro amatoriale per adulti. Tournée in giro per il mondo. “Il carattere italiano” è quello che sir Pappano ha in mente per la sua orchestra. Un’orchestra che “canti” e si caratterizzi per colore e passione. Un modello riconoscibile sempre e ovunque, “un prodotto di livello da offrire a chi paga il biglietto”.

 

Apertura con Re Ruggiero

Con questi presupposti partirà, il 5 ottobre prossimo, la nuova stagione. La prima sarà Re Ruggiero di Karol Szymanowski, un titolo non convenzionale del melodramma. La storia dei tormenti del re di Sicilia, diviso tra ragione e istinto. Un viaggio nel viaggio di questa stagione che può ambire a grandi approdi grazie alla “dedizione totale – come ricorda dall’Ongaro – che il direttore riserva alla sua orchestra”.

 

Una stagione caratterizzata da vari fili che si intrecciano organicamente anche grazie ai tanti anniversari: quello di Gioachino Rossini (150 anni dalla scomparsa), celebrato con la presenza di Sabine Devieilh e, ad aprile, con Myung-Whun Chung che dirige lo Stabat Mater. Il 2018 vedrà anche i festeggiamenti per i cento anni dalla nascita di Leonard Bernstein (compleanno ricordato con l’incisione delle Sinfonie per Warner) e il centenario della morte di Claude Debussy.

 

L’Accademia però è anche molto attenta a produzioni di cicli integrali: negli ultimi anni le Sinfonie beethoveniane, gli Oratori bachiani. Quest’anno si continua con il progetto Haydn 2032 (l’esecuzione di tutte le 104 sinfonie di Haydn, con strumenti originali, entro il 2032), un festival ČCajkovskij con l’esecuzione delle sei Sinfonie del compositore russo. L’esecuzione dell’integrale degli Studi chopiniani suonati da Louis Lortie. Si potrebbe andare avanti all’infinito sciorinando concerti, formazioni ospiti, gruppi da camera, solisti. Su queste colonne c’interessa segnalare un altro “filo” che si intreccia in questa ricca partitura che è la stagione di Santa Cecilia. Alle ricorrenze e ai cicli integrali si uniscono gli artisti. Sono tutti grandi nomi ma segnaliamo quattro donne agli antipodi per età, provenienza e strumento. Parliamo di Martha Argerich, Beatrice Rana, Lisa Batiashvili e Anne-Sophie Mutter. La “leonessa” della tastiera, l’argentina puro sangue, non ha bisogno di presentazioni, ha un rapporto speciale con l’orchestra di Santa Cecilia, testimoniato dalla sua presenza fissa con la compagine romana. Beatrice Rana invece è il talento italiano più cristallino e sta conquistando le platee internazionali con la sua bravura. Lisa Batiashvili e Anne-Sophie Mutter, virtuose del violino, rappresentano due gradite novità: la Batiashvili è per la prima volta artista in residence nella stagione, la seconda ritorna a Santa Cecilia dopo venticinque anni di assenza. Buon ascolto!