Barack Obama (foto LaPresse)

L'uscente Obama magnifica la generazione “altruista” che sta rottamando il liberalismo

Il presidente uscente dimentica che il 55 per cento dei millennial sosteneva con incontrastata devozione le istanze della “rivoluzione politica” di Bernie Sanders

New York. Nel discorso del “yes, we did”, l’addio apparecchiato come un’orazione funebre, Barack Obama ha trovato anche il modo di dare il suo endorsement ai millennial. Alla generazione che lo ha stravotato con inusitato entusiasmo nel 2008 e lo ha rivotato con composta decisione nel 2012 il presidente uscente deve molto, ma i quattro aggettivi che ha scelto per descriverla tradiscono almeno un eccesso di zelo: “Disinteressata, altruista, creativa, patriottica”. Il governo della nazione più potente della storia umana è affare impegnativo, Obama dev’essersi perso le migliaia di articoli, sondaggi, inchieste, ricognizioni, testimonianze dirette e indirette che parlano di una generazione narcisista e introflessa, nonché la meno patriottica della storia americana. La creatività è l’unico tratto che regge, ma per il resto i consiglieri devono avergli fatto un briefing con dossier pieni di fake news.

Per tentare di creare una connessione finale con il gruppo più corteggiato dalla politica, Obama ha detto cose che evidentemente pertengono a un’altra generazione: “Se siete stanchi di litigare con sconosciuti su internet, provate a parlare con uno di loro nella vita reale”, ha spiegato, come se per i giovani internet non fosse una parte integrante della vita vera. Soprattuto, però, ha lasciato intendere che i millennial sono gli araldi del liberalismo mainstream così come lo intendono lui, Hillary Clinton e il Partito democratico. Ne parla come di una speranza di rinnovamento degli ideali democratici che lui porta avanti, senza avvedersi che l’avversione alle promesse del libero mercato, il protezionismo diffuso, le tendenze isolazioniste che i millennial esprimono in questo frangente storico sono in netto contrasto con i suoi ideali. Le ultime elezioni, incastonate nelle tendenze globali, dovrebbero avere dato qualche indicazione chiara, e invece.

Quando Obama dice che “credete in un’America inclusiva, giusta ed equa, sapete che il cambiamento costante è un marchio dell’America, che non è una cosa da temere ma da abbracciare, siete intenzionati a portare avanti questo duro lavoro per la democrazia”, dimentica che il 55 per cento dei millennial sosteneva con incontrastata devozione le istanze della “rivoluzione politica” di Bernie Sanders e fra quelli che hanno votato Hillary – la maggioranza – soltanto il 18 per cento lo ha fatto con una certa convinzione (i millennial convinti per Trump erano il 32 per cento). Gli altri lo hanno fatto turandosi il naso. La generazione che Obama magnifica nel suo ultimo atto presidenziale (“presto ci supererete in numero, e credo che il futuro sia in buone mani”) è quella che sta rottamando il paradigma politico liberal che il presidente incarna, preferendo un modello di sinistra socialisteggiante e tutto sbilanciato verso la giustizia sociale.

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