Foto di Francesco Parlati

La resilienza

Andrea Ballarini

È la parola del momento. Se ne scrive, ce ne si riempie la bocca, la si usa un po’ alla va là, vieni qua. Non è che si sappia neanche benissimo cosa voglia dire. Comunque non fatevi mancare di dire la vostra in merito

  • Non sapere esattamente che cosa sia, ma usare comunemente il termine perché fa figo.

  

  • Si porta moltissimo di questi tempi. Convenirne.

  

  • Dissertare sul ruolo avuto da Gianluca Vacchi nel rendere popolare il termine. Raccontare di come se lo sia fatto tatuare su una mano. Deplorare. (Vedi seguente)

  

  • Parlare dei 350 fans di Gianluca Vacchi che, dopo la diffusione del video in cui mostrava la parola “resilenza” tatuata sulla mano sinistra, se la sono fatta tatuare anche loro e gli hanno poi mandato le foto che lui ha prontamente montato in un video dalle innumerevoli visualizzazioni. Valutare secondo il contesto se plaudire alla genialità del nostro o denunciare l’imminente fine dei tempi.

  

  • È la qualità precipua che serve nei nostri tempi. Dirlo non appena possibile.

  

  • Qualunque discorso motivazionale con l’aggiunta del concetto di resilienza non peggiora. Aborrire i motivatori che lo usano alla carlona.

  

  • Se per caso scappa il termine “resistente” ci si qualifica irrimediabilmente come residui di ere linguistiche giurassiche.

   

  • Ancorché in generale sia da preferire al più comune “resistenza”, evitare di raccontare di avere un nonno partigiano che ha fatto la resilienza.

   

  • Dissertare sulle parole diventate improvvisamente di moda. Anni fa è emersa la parola “tracimare” che ha sostituito “straripare”; in anni recenti si è affermato il verbo “impiattare”; “svapare”, invece, non ce l’ha mai fatta. Ora il sostantivo “resilienza” contende al verbo “whatsappare” la palma di parola più irritante. Convenirne.

   

  • Ce la si può tirare usando l’infinito “resilire”. Se qualcuno chiede cosa significhi, gonfiare l’ego e spiegarne l’origine latina. (Vedi seguente)

   

  • Tuonare contro il fatto che sia divenuta popolare importando il termine anglosassone, mentre sia del tutto dimenticata la sua origine latina. Di seguito far partire un pippone sulla dissennata anglofilia degli italiani.

   

  • Ricordare una celebre intervista del Procuratore Capo di Milano Saverio Borrelli, la cui frase più ripetuta è stata: “Resistere, resistere, resistere”. Considerare che se avesse detto: “Resilire, resilire, resilire”, non se lo sarebbe filato nessuno.

   

  • Fare notare che il significato etimologico di resilire è “saltare indietro, rimbalzare” e, quindi, preferire l’espressione popolaresca “M’arimbarza”. Chic.

   

  • Considerare che nonni e genitori hanno praticato la resilienza per tutta la vita senza metterla giù tanto dura.

   

  • Affrettarsi a scrivere un pezzo sulla resilienza prima che si usuri definitivamente.

  

  • Adesso, cosa questa parola significhi dovremmo saperlo visto che si tratta di una di quelle che, affiorando dal suo ristretto ambito specialistico, è diventata di moda; ma certo si può continuare a vivere tranquillamente ignorandola come appunto Paride Matelica ha fatto prima di incontrare in carcere Saul Genovese. (Gaetano Cappelli - Scambi, equivoci eppiù torbidi inganni - Marsilio)

   

  • Ci si segnala come acuti fustigatori del costume facendo partire una dotta disquisizione su come una parola sofisticata, ripetuta a sufficienza sui giornali e sui social network, sia gloriosamente approdata alla categoria del trash.

    

  • Non avere ancora deciso se si è più irritati dalla resilienza o dalle centrifughe detox.

  

(Ringrazio https://twitter.com/Almola_S/status/760866493378727936)

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