Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

Cercare in internet

Andrea Ballarini

È fondamentale saperlo fare se non si vuole passare per residuati di altre ere geologiche. Ma è ancora più fondamentale avere un’opinione molto precisa in merito. Se non l’avete, eccovene una ventina da spacciare come vostre

- Dissertare sociologicamente sull’obsolescenza dell’espressione “Se non va in televisione non esiste”, sostituita da: “Se non c’è in internet non c’è”. Convenirne.

 

- Notare che bimbi anche piccolissimi hanno una facilità nel trovare le cose in internet che a chi è nato prima degli anni Ottanta è purtroppo preclusa. Arabescare a soggetto abusando della definizione “nativi digitali”.

 

- Scagliarsi contro la pseudocultura veicolata da Google: si sa tutto e non si conosce niente. Allargare il ragionamento. (Vedi seguente)

 

- Anche per cercare su Internet serve una certa preparazione culturale, altrimenti senza vaglio critico l’opinione di Einstein e quella di un imbecille hanno pari dignità. Notazione che posiziona come coscienza critica delle storture della contemporaneità.

 

- Affermare con solennità che non tutto lo scibile umano può essere ridotto ai primi tre record di Google. Di seguito far partire un pippone sull’omologazione culturale e sulla paradossale perdita della complessità del ragionamento nell’epoca dell’accessibilità a tutte le informazioni.

 

- Non mancare di chiedere spesso e con aria compiaciuta come si facesse prima dell’invenzione di internet. Ricordare con nostalgia interminabili pomeriggi trascorsi a sfogliare intere biblioteche alla ricerca di una citazione bibliografica.

 

- Però le ricerche fatte sul “Conoscere” davano tutta un’altra soddisfazione. Se l’uditorio nato dopo gli anni Sessanta non dovesse cogliere il riferimento, non spiegarlo ma lasciare la stanza colmi di scoramento.

 

- I docenti possono utilmente lamentarsi di intere pagine degli elaborati dei propri studenti frutto di un meticoloso lavoro di copia e incolla da internet. E quel che è peggio è che copiano tutti dai primi due siti che Google elenca sull’argomento. Tuonare contro.

 

- Rievocare con tono da reduci della battaglia dell’Isonzo i tempi in cui si usava MacWeb e per questo ci si sentiva più fighi degli altri.

 

- Detestare quelli che irridono il prossimo perché sta ancora usando un browser così vecchio. (Vedi seguente)

 

- Qualunque browser stia usando il prossimo, notare con sufficienza che quello che usate voi è infinitamente meglio.

 

- Parlare di aggregatori fa capire che la vostra dimestichezza con internet è decisamente su un altro piano. Bullarsi.

 

- Google è il male. Convenirne. Non spiegare perché.

 

- Lamentarsi di non trovare mai nulla su Internet. In base all’età media dell’uditorio valutare se sollecitare solidarietà.

 

- Sostenere di frequentare i social network esclusivamente come fonti di informazione democratica e sganciata dai grandi gruppi di potere. Di seguito segnalare i pericoli di deriva populista impliciti nella cosiddetta democrazia digitale.

 

- Avere una nonna ottuagenaria abilissima a fare le ricerche su internet. Chic.

 

- Essere molto aperti nei confronti della tecnologia, ma di tanto in tanto ricordarsi di dire che il libro, a dispetto dei gufi che ne pronosticavano la morte, è sempre il principale veicolo della nostra cultura e lo sarà ancora a lungo. Eventualmente ricordare che Umberto Eco lo riteneva l’oggetto tecnologico perfetto, perché è quasi eterno, non si scarica, non ha bisogno di alimentazione, né di aggiornamenti ecc.

 

- Panegirico della carta e connessi feticismi: cercare di evitare. Evitare sempre l’ormai ampiamente indagata diatriba libro o ebook.

 

- E questa pippa dei cookies che si devono autorizzare quando ci si collega a un sito? Aborrire. Variante: esprimere forti dubbi che in caso non se ne autorizzi l’uso, poi non li usino davvero. Eventualmente replicare evocando scenari complottistici.

 

- Attribuire la decadenza della capacità di esprimersi in italiano corretto delle nuove generazioni alla lettura forsennata delle due righe dei record di Google. Stigmatizzare la visione del mondo sincopata che ne deriva.

 

- Lamentare tutti i sintomi della sindrome del vocabolario, solo molto più esasperati. Se qualcuno chiede di che cosa si tratti, spiegare che quando nel vocabolario si cercava, per esempio, igneo, poi inevitabilmente si finiva per leggere anche la definizione di ignipuntura, di ignito, di igniforme e così via per un quarto d’ora; ora invece con i browser, di click in click, da igneo si finisce a San Pietro Igneo Aldobrandini, da lì all’abbazia di Vallombrosa, quindi alla regola benedettina, alla preservazione della cultura grecoromana a opera dei monaci irlandesi, al limerick, al torneo di rugby delle sei nazioni e così la mattina se n’è andata a farsi fottere. Dolersene.

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