Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

La noia

Andrea Ballarini

È una lotta infinita. In questo periodo dell’anno poi a maggior ragione. Ecco perché bisogna sapere cosa dire per ravvivare la conversazione. O anche no

- È da rivalutare.

 

- I bambini di oggi sono iperstimolati e riempiti di cose da fare: corsi di nuoto, di lingue, di arti marziali, di musica, di teatro ecc. Tanto che non hanno più il tempo di annoiarsi, che, invece, è fondamentale per accrescere la creatività. Sostenerlo polemicamente posiziona come spiriti liberi e anticonformisti.

 

- Durante le riunioni in ufficio riempire pagine e pagine di scarabocchi e disegnini. Tra i soggetti preferiti: figure geometriche astratte, animali di fantasia, lettere dell'alfabeto tridimensionali e organi sessuali (prevalentemente maschili). Dall'analisi degli stessi trarre deduzioni avventurose sulla psicologia degli autori.

 

- Durante le feste comandate non partecipare a cenoni, non recarsi in luoghi di villeggiatura, non frequentare feste, non andare al cinema. Consentiti programmi con Carlo Conti o Fabrizio Frizzi (per brevi periodi) e blitz al supermercato più vicino per riempire il frigorifero. Chic.

 

- Invidiare i single che possono fissare il vuoto indefinitamente o scanalare senza scopo davanti alla tv. I single dal canto loro possono invidiare chi ha famiglia mentre fanno zapping. Evincerne che la noia ha una natura essenzialmente evanescente: o la si desidera o la si ha, ma mai entrambe le cose allo stesso tempo. Arabescare ulteriori deduzioni esistenzial-filosofiche a casaccio per impressionare l'uditorio.

 

- Sembra quand'ero all'oratorio, / con tanto sole, tanti anni fa. / Quelle domeniche da solo / in un cortile, a passeggiar... / ora mi annoio più di allora, / neanche un prete per chiacchierar... (Paolo Conte)

 

- Mi annoio raramente e mai da solo. (Valeriu Butulescu)

 

- Al veglione di San Silvestro ci si annoia così tanto che al "meno sette" c'è sempre un pirla che comincia a sparare. Convenirne.

 

- Rimpiangere quelle sontuose tribune politiche degli anni Sessanta punteggiate dalla pronuncia blesa di Jader Jacobelli, che era più soporifera dell'Halcion.

 

- Il Gran Premio di Formula 1 è il più clamoroso caso di millantato credito della modernità: un minuto di adrenalina pura e due ore di sonnolenza. Convenirne.

 

- Le relazioni umane sono sempre una fonte di inesauribile meraviglia. Ricordare di quando vi siete sorpresi con raccapriccio a considerare che se foste stati lei vi sareste chiesti: "Perché diavolo mai ho accettato l'invito a cena con questa palla di uomo?" Una delle esperienze più dolorose e formative della vostra vita.

 

- Considerare che ci sono diverse forme di noia, alcune positive, altre meno. Tra le positive, poltrire senza scopo sul divano per l'intero weekend, tra le negative andare a trovare una volta ogni tre anni i vecchi zii e trascorrere tutto il tempo a parlare delle nuove malattie che li hanno assaliti dall'ultima volta.

 

- Se credete che le cene aziendali siano lo zenit della noia sociale è solo perché non avete mai partecipato a una cena sociale seduti al tavolo del top management.

 

- Avere avuto un fidanzato di nome Hermes così noioso che vostro padre lo chiamava familiarmente Herpes. Dolersene.

 

- Ricordare di avere fatto colpo ai tempi del liceo su una ragazza impressionabile, circolando per una settimana con "La noia" di Moravia che spuntava dalla tasca della giacca di velluto. Sfortunatamente il successo è durato solo finché lei ha realizzato che il segnalibro era sempre alla stessa pagina.

 

- Avere un Basset hound di nome Oblomov che trascorre il 95% del suo tempo stravaccato sul divano: chic. Chiamarlo Oblò, per brevità: astenersi.

 

- In qualunque punto di una conversazione tra sinceri democratici far partire clamorosi pipponi su come ci si annoia bene al tempo dei social network. Contare mentalmente quanti degli astanti vi daranno ragione: molto divertente.

 

- Ci sono persone così noiose che ci fanno perdere una giornata in cinque minuti. (Jules Renard)

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