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Verona, Bisinella e una lega d'amore

Giuseppe De Filippi

Altro che “fidanzata di”. Ha tanta grinta politica e un bel programma Patrizia Bisinella, che a Verona corre per succedere nella poltrona di sindaco a Flavio Tosi, suo compagno nella vita e promesso sposo

Intanto c’è da combattere la fama negativa che a Verona circonda i fidanzamenti contrastati e troppo legati a questioni di potere. Sfida alla tradizione, perlomeno letteraria e turistica, che mostra quanto in questa storia si abbia a che fare col coraggio. Si comincia, ma solo per ragioni legate allo svolgimento dei fatti, da Flavio Tosi e dalla sua scelta, forzata dell’espulsione, di battersi contro il leghismo, da veneto, non sui territori battuti dalla Liga Veneta, la proto-lega, indipendentista e antiromana senza compromessi, ma da una posizione centrista, in accordo col Pd renziano, rinunciando ai voti del rutto contro l’Europa, contro gli immigrati, contro il mondo, per andare faticosamente a cercarne altri in una città dove il centrismo rimane presidiato più da sedimentati insediamenti familiari, di difficile frequentazione, che da forze politiche con cui trattare secondo classici schemi di potere. Insomma la competizione con la Lega (alleata a Forza Italia) giocata negli spazi stretti, come quando nei film di cappa e spada il protagonista si ritrova in un angolo e ne viene fuori solo saltando appeso al lampadario. E mai manca la altrettanto spavalda e coraggiosa innamorata dello spadaccino e combattiva lei stessa.

 

Patrizia Bisinella, appunto, la Patti o la Bisi, coraggiosa certamente per vie paterne. Figlia di uno dei pochissimi scampati alla battaglia di capo Matapan. Da cadetto di marina suo papà era finito su un sommergibile e miracolosamente ne era uscito vivo per trovarsi però su un treno tra prigionieri diretti in Germania. Riesce a fuggire anche se ferito a una spalla e a trovare ricovero fino alla fine della guerra. Quando nasce Patrizia, ha 51 anni e molte storie da raccontare. Patrizia ascolta e trasforma in politica le storie di quel padre che ora non c’è più.

 

Una città in cui il centrismo rimane presidiato più da sedimentati insediamenti familiari che da forze politiche con cui trattare

Secondo un percorso che non è unico in quelle terre attraversate da guerre, da convivenze difficili, da dispute antiche, Patrizia non cresce nel mito un po’ rincoglionente della pace universale e del sessantottismo narcotizzante. Ma viene su in un clima tra frustrazione e fermento tra la proto-Lega di cui parlavamo prima, il tanko a piazza San Marco, i veneti sconfitti anche nel gioco dell’indipendenza e sempre più immusoniti a rimuginare i “fôra i romani” mentre erano i milanesi o meglio i lombardi che li stavano politicamente colonizzando. Da lì prende una via politica in cui si cerca di tracciare l’uscita dall’immusonimento e dal rimuginare in dialetto. Il leader giusto, che offre qualche possibilità su quella via è Roberto Maroni. Si trova subito con la giovane avvocata appassionata di diritto degli enti locali e dei rapporti tra regioni e diritto costituzionale. Ne fa una granitica funzionaria di partito, quello che mancava alla Lega. E come tale Bisinella si presenta tuttora nel suo curriculum, ora che è senatrice alla prima legislatura. Tuttora stimata da Maroni anche dopo il cambio di gruppo parlamentare e benvoluta da Umberto Bossi. Insomma tutto per stare sulle scatole a Matteo Salvini che infatti la odia, ricambiato da lei e immortalato nella sua vacuità con la definizione di “il felpetta”, come raccontato da Silvia Maria Dubois sul Corriere del Veneto. Una splendida professionista della politica che nell’Italia dell’antipolitica riesce a conquistare il ballottaggio a Verona superando sia l’usura di 10 anni di amministrazione della città (indirettamente ma come fidanzata di Tosi viene vista come continuatrice di un’esperienza politica) sia la fatica di proporsi per la prima volta al governo cittadino. Vincendo nella sfida per il secondo posto in un match con una concorrente che stima, Orietta Salemi del Pd (forte comunque di un certo consenso in città) e con cui ha avviato già contatti per ragionare sul ballottaggio, con la possibilità di un sostegno non solo da dare riservatamente e in chiave puramente antileghista ma forse come tentativo di abbozzare una nuova convergenza operativa. E se il primo Tosi fu considerato eccezionalmente interessante per la Lega che sfondava nella cattolica, bancaria e confindustriale Verona e cercava di imbrigliare in una gestione law and order la situazione della microsicurezza cittadina obiettivamente sfuggita di mano, la prima Bisinella potrebbe essere interessante per il mantenimento dell’approccio di Tosi in un quadro politico senza uguali in tutta Italia. Con il Fare, nome partitico della lista, interpretato anche come rivendicazione di pragmatismo.

 

La Patti, o la Bisi, coraggiosa certamente per vie paterne. Figlia di uno dei pochissimi scampati alla battaglia di capo Matapan

E’ argomento deboluccio oltre che poco elegante quello della scelta di candidare Bisinella solo in quanto fidanzata di. A incaricarsi di smontare la presunta negatività dell’investitura della favorita sono stati gli elettori che l’hanno portata al ballottaggio contro i sondaggi e contro una martellante campagna dei competitori di centrodestra. Un ripiego si era detto, una mossa disperata e difensiva, dopo che Tosi, senza farne mistero, aveva provato (c’era l’impegno personale di Renzi e ci sono stati effettivamente diversi tentativi concreti) a ottenere una deroga alla legge per potersi candidare di nuovo, per avere un terzo mandato da sindaco. Tutto vero, ci ha provato e ci teneva. La cosa strana è che la scelta di far candidare poi, a tentativo fallito, Patrizia, è stata una decisione pienamente fondata e non un rimpiazzo deciso con lo spirito un po’ violento del “tutto in famiglia”. Perché i due sono veramente uguali nella passione politica Già una cosa rara ma ancora più eccezionale se fa da cemento di una vicenda d’amore. Le cronache raccontano di una trasformazione operata da Patrizia su Flavio secondo il più classico dei copioni di coppia. Una sgrezzata ai vestiti e anche ai modi, scelte che non sono mai neutrali e che si connotano anche nella costruzione di un modello di comportamento opposto a quello del felpetta e poi da cosa nasce cosa.


Patrizia Bisinella con il compagno Flavio Tosi (foto LaPresse)


La giovane pallavolista (aiutata anche dall’altezza nei buoni risultati sportivi) però non nasce e non fa le scuole e le prime amicizie a Verona ma a Camposampiero e poi a Castelfranco, farsi accettare come aspirante sindaco non è stato facile nella città che ti squadra, ti fa i conti in tasca, ti incasella. Non è proprio dei nostri e non c’è niente da fare. Allora lei ha moltiplicato gli sforzi, cascando pure in qualche retorica da autopresentazione sul proprio sito, quelle cose sull’ascolto, il coinvolgimento dei cittadini, le istanze dei quartieri, il filo diretto con questi e quelli. Vabbè, cose che si dicono in campagna elettorale e poi, si spera, basta. Oltre a una (sincera però) spruzzata di animalismo, roba che conosciamo bene e che si sta rapidamente trasformando in una specie di ossequio obbligatorio per chi è sulla scena pubblica. Il tutto però ben frullato in un sito personale che potrebbe fare da modello per molti altri. Perché Bisinella è troppo splendida professionista della politica per non sapere benissimo che quelle sono tutte cavolate degne di cose ridicole come la giunta Raggi e non della continuità con l’esperienza Tosi. E sa benissimo che, dovendo fermare il felpetta su una ipotetica linea dell’Adige qui si tratta di competere per il potere e per esercitarlo e non per l’ascolto dei comitati o per gli ascolti dei talk-show ubriachi di felpismo.

 

Gli elettori l'hanno portata al ballottaggio contro i sondaggi e contro una martellante campagna dei competitori di centrodestra

L’amore tra Bisinella e Tosi (vabbè che in zona ci si chiama così ma non è un assortimento di cognomi letterariamente perfetto?) nasce in circostanze non tanto frequenti. Entrambi già sposati e entrambi di successo non passano a mogli o mariti nuovi in cerca di glamour o delle gratificazioni da mezza età unita al potere. Sono anche bellini, genere sportivi. Lei mantiene la sua bellezza da pallavolista, figura slanciata, fisico atletico, due begli occhi e un sorriso senza imbrogli. Lui ha quell’aria tra il pugile e il calciatore. Entrambe caratteristiche non frequentemente associate a un politico. Ed è come se il lusso che decidono di concedersi sia quello di un amore da studenti universitari, fatto di rivendicazioni più che di tardive soddisfazioni. E lo esibiscono secondo i canoni della comunicazione politica. Qualche bacio fotografato, la prima familiarità non ostentata ma visibile, la partecipazione assieme ai riti sociali della città. Con il brivido anche di sapersi osservati, spettegolati, inutilmente sparati.

 

Le dichiarazioni intanto fioccano. Il Pd è sulla linea ufficiale del sostegno a Bisinella. E ovviamente si apre un gioco di compensazioni con i leghisti e Forza Italia a caccia di sostegni aggiuntivi. Non può mancare la solita litania dell’astensione né possono mancare le rincorse al voto grillino, peraltro scarso in zona Adige, e per definizione non gestibile in aperte negoziazioni ma capace di dare spunto a infinite supposizioni su accordi segreti, arrivando fino agli abboccamenti misteriosi del duo Casaleggio, Salvini, abboccamenti sui quali non ci pronunciamo per manifesta mancanza di fonti affidabili e per la impossibilità di provare a indovinare per induzione logica il minimo brandello di dialogo tra tali menti.

 

 Funzionaria innamorata della politica. Una grande assiduità sui temi in cui si incrocia la legge dello stato con le autonomie locali

La funzionaria innamorata della politica ce la può fare a battere il solido Federico Sboarina (sarà un cliché ma anche questo è un cognome perfettamente letterario, un po’ da rivale della coppia protagonista). Ah già c’è il programma. Vabbè le cose sono quelle, in una città che sta gestendo un graduale ritorno di efficienza dopo la campagna iniziale tutta centrata sulla sicurezza. Ci sono le aziende che hanno retto, c’è la Fiera, il gioiello Vinitaly, le famiglie, il turismo che va fortissimo, la logistica che migliora. Il programma è qui: le cose che abbiamo e le cose da fare, scrive la Bisi come se fosse sul frigo di casa. Elenca, con moderna tecnica di marketing, i problemi chiamandoli non con il loro nome ma con l’opportunità che ad essi corrisponde, così troviamo nel suo manifesto “Verona bella, Verona amica, Verona comoda, Verona sicura, Verona nuova”. Se ne avete voglia rovesciate in negativo quei cinque aggettivi e avrete una lista di guai, burocrazia, strutture vecchie, paura… Ma la scelta comunicativa sembra convincente. Qualcosa, da amministratrice oltre che da senatrice, lo può elencare sul fronte del già fatto. Sia nelle cinque categorie elencate, sia su altri fronti. Il record parlamentare indica grande assiduità sui temi in cui si incrocia la legge dello stato con le autonomie locali. Non proprio una partita secondaria nella scombiccherata Italia che esce da una lunga serie di riforme abortite e di federalismi abbozzati.


Federico Sboarina con Patrizia Bisinella (foto LaPresse)


Lo slogan centrale lo ha preso dalla sua stessa vicenda personale, trasformando gossip in bandiera politica, e recita “Patrizia Bisinella sindaco, amministrare con il cuore”. Intanto grazie, a nome della lingua italiana e della Costituzione, per aver detto amministrare e non governare, e grazie anche per sindaco e non sindaca. E detto da lei che su sindaca avrebbe anche rischiato ironie. E chissà se, contro tradizione letteraria e turistica, un fidanzamento contrastato dal potere a Verona non finisca nel tragico veleno ma più semplicemente in un matrimonio. Sì perché i due ora si sposano.