Attentati a Teheran, cosa succede ora

Mario Sechi

Gli attacchi arrivano nel momento della profonda crisi diplomatico-commerciale tra Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Cresce la turbolenza nell’area

Sant’Antonio Maria Gianelli

Attacco a Teheran. È la notizia del giorno, la ricostruzione finora è frammentaria. C’è una rivendicazione di Isis, l’attentato impatta su uno scenario di altissima instabilità aggravato dalla crisi del Qatar, il maggior esportatore mondiale di gas liquido. Ecco le prime note sul taccuino del titolare di List.

 

Il fatto. Nella capitale dell’Iran stamattina c’è stato un attacco terroristico multiplo e coordinato. Gli obiettivi sono due:

1. Parlamento. Un assalto armato in Parlamento con un numero finora imprecisato di terroristi in azione;

2. Mausoleo di Khomeini. Un doppio attentato suicida al mausoleo di Khomeini (un kamikaze si è fatto esplodere, l’altro sarebbe stato neutralizzato secondo fonti di intelligence citate dalla tv iraniana);

 

3. Morti e feriti. Il bilancio di morti e feriti è ancora incerto, le agenzie Irna e Fars hanno conteggi diversi, secondo il ministro della Sanità iraniana Abbas Zare Nejad i feriti sono 35, mentre i morti sarebbero 7. Sono numeri ancora  da verificare.

4. Sicurezza. La situazione in Parlamento sarebbe di nuovo sotto controllo, ma non si sa che fine abbiano fatto i terroristi (uno di loro sarebbe stato ucciso o arrestato, anche qui mancano conferme precise);

5. Governo. Alle 12, ora di Teheran, è cominciato un vertice di massima sicurezza;

6. Firma dell’attentato. Isis ha rivendicato l’attentato attraverso l’agenzia Amaq.

 

 

Analisi. Gli attentati in Iran sono un evento raro, quello di stamattina è notevole perché multiplo e coordinato, c’è dietro un’organizzazione, non è una sortita improvvisata dal “lupo solitario” di turno, è opera di una banda armata e i luoghi colpiti sono altamente simbolici, sono il cuore della Repubblica Islamica dell’Iran. Il fatto che alcuni media arabi abbiano citato Isis e subito dopo depennato dai loro resoconti il riferimento alle milizie dello Stato Islamico viene fatto notare in un report dell’agenzia Fars, Isis ne ha rivendicato la paternità subito dopo attraverso l’agenzia Amaq. In Iran il 19 maggio scorso il presidente Rouhani ha vinto le elezioni. Rouhani è il leader di una linea definita “moderata”. I deputati presenti nell’aula durante l’attacco terroristico hanno già fatto capire quale sarà il terreno di scontro mediatico (e non solo): “Morte all'America. Morte al suo servo, l'Arabia Saudita”.

 

Impatto. L’attentato a Teheran arriva nel momento in cui è in corso una profonda crisi diplomatico-commerciale tra Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Le quattro petro-monarchie della penisola arabica accusano il Qatar di finanziare il terrorismo internazionale e avere stretti rapporti con Teheran. Gli Stati Uniti sono schierati con l’Arabia Saudita. L’attacco aumenta la turbolenza nell’area, secondo fonti di intelligence crescono i pericoli di una guerra asimmetrica nell’area condotta attraverso i gruppi terroristici.

 

Petrolio e soprattutto gas. La crisi del Qatar e l’attacco terroristico in Iran sono segnali pessimi per il mondo dell’energia. Come sempre in questi casi bisogna tenere d’occhio i prezzi di petrolio e gas. Su quest’ultima fonte energetica i giganti dell’estrazione e distribuzione puntano per il futuro. Dopo anni di sviluppo, c’è un mercato mondiale, i prezzi nelle varie piazze di contrattazioni sono convergenti. Il Wall Street Journal racconta questa rivoluzione del settore energetico destinata ad avere un grande impatto sulla nostra esistenza. Il più grande esportatore di gas liquido del mondo è il Qatar.

 

 

Fratelli musulmani. Sono al centro della disputa tra Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Il sostegno di quest’ultimo all’organizzazione dei Fratelli musulmani è noto. Per sapere, per capire un prezioso report di Bloomberg, è qui che si gioca la partita a scacchi (e colpi di fucile) del Medio Oriente.

 

 

Il paziente inglese. Domani il Regno Unito elegge il suo parlamento, il giovedì, e già questo segna la differenza tra noi e loro. Noi abbiamo il parlamento che ragiona sul voto in estate o in autunno, là si vota il giovedì e via. Chi vince? Il Poll tracker del Financial Times che fa la media di tutti i sondaggi dà sei punti di vantaggi ai Tories di Theresa May, un 43 a 37 che sarebbe un’agevole vittoria e darebbe ai conservatori la maggioranza parlamentare. L’ultimo sondaggio di Opinium conferma lo scenario:

 

 

Andrà così? Wait and see. Impatto? Se May vince, la Brexit sarà dura e accelerata, se perde la Brexit diventa decapottabile. Le ultime battute della campagna elettorale sono polarizzate dal dibattito sul terrorismo e l’immigrazione.

 

Il muro con i pannelli solari. Il muro al confine tra Stati Uniti e Messico c’è, ne cominciò la costruzione Clinton (Bill), la continuò Bush, l’ampliamento fu finanziato grazie ai voti di Clinton (Hillary) e Obama. E Trump che fa? Il Messico non vuole pagarne la costruzione e lui, da businessman ha un’idea: lo faccio diventare un progetto di sicurezza redditizio con i pannelli solari.

 


 

7 giugno. Nel 1981 l'Aeronautica militare israeliana distrugge il reattore nucleare Iracheno di Osiraq con l'operazione Babilonia.

 

Uno degli F-16 israeliani che bombardarono il reattore

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