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Salvare Alitalia! Ma chi paga?

Mario Sechi

Gli scricchiolii della linea del rigore, del mercato, dell’efficienza, dell’economicità si stanno sfarinando per lasciare il posto alla frase “faremo tutto il possibile” che tradotta diventa: “Tranquilli, la compagnia non chiude"

San Luigi Maria Grignion de Montfort

Il Genio Italico. Che cos’è? Una definizione precisa non c’è e se c’è precisa non è. Il titolare di List ne ha una imprecisa ma impregnante: è quell’attività dello spirito che spesso conduce alla realizzazione materiale dei peggiori incubi a rate. E’ il caso di Alitalia dove gli scricchiolii della linea del rigore, del mercato, dell’efficienza, dell’economicità e bla bla bla si stanno sfarinando per lasciare il posto alla frase “faremo tutto il possibile” che tradotta diventa: “Tranquilli, la compagnia non chiude, dilazioniamo, ci sono le elezioni e Alitalia volerà”. Alla domanda del povero scemo del villaggio che alza il dito, timidamente, e chiede “chi paga?” non risponde nessuno. Sogghigni dei presenti, sollazzo degli assenti. E dunque? Dunque Alitalia è in pista per una soluzione da genio italico: il prestito ponte si sta ampliando nella quantità (ora si dice che non basteranno 400 milioni) e nel tempo (e sei mesi sono pochi) e il messaggio è frizzante come l’acqua delle cascate del Niagara: signori e signori, si vota, non possiamo far esplodere una bomba sociale a Roma. Nel giro di pochi giorni, sono emerse una serie di scenari e ipotesi di intervento che via via diventano sempre più una minaccia concreta al portafoglio del contribuente. Il titolare di List ne ha fatto una raccolta, tratta rigorosamente dalla cronaca di questi giorni, un florilegio altamente istruttivo:

  • Sei mesi di prestito ponte
  • Sei mesi non bastano più
  • Intervento diretto dello Stato
  • Non interviene direttamente lo Stato
  • Servono 200-300 milioni
  • Servono 400 milioni
  • Servono 500 milioni
  • Intervento di Cassa Depositi e Prestiti
  • NON interviene Cassa Depositi e Prestiti
  • Coinvolgimento delle Ferrovie dello Stato
  • Le Ferrovie dello Stato NON sono interessate
  • Cessione a Lufthansa
  • Lufthansa: siamo fermamente NON interessati a Alitalia
  • Liquidazione e spezzatino
  • Alt, si vota “fare tutto il possibile”
  • Il Pd ha un piano
  • Il Governo ha un piano
  • Renzi: fare come Meridiana
  • NON fare come Meridiana
  • Banca Intesa NON ha un piano B su Alitalia
  • Rifacciamo il referendum!

Come lo chiamate tutto questo? Non ci sono dubbi, è Genio Italico. Lo spettacolo è offerto dal contribuente. A sua insaputa. Gettate la schiuma in pista, Alitalia sta atterrando.

 

Nel frattempo… Scafisti! Là fuori succedono cose interessanti, le relazioni internazionali stanno disegnando un nuovo (dis)ordine mondiale. Perfino sui migranti, tema titanico della contemporaneità, la storia in Italia viene declinata a livello di fascicolo giudiziario e incontro di boxe tra i partitanti. Siamo al grottesco. I titoli dei giornali di oggi sulla vicenda delle Organizzazioni non governative che avrebbero contatti con gli “scafisti” (Vocabolario Treccani: “Chi trasporta immigrati clandestini servendosi di motoscafi e vari altri generi di imbarcazioni a motore”) sono il distillato della malattia del paese, la colonnina del suo tasso di litigiosità esponenziale. Un problema importante diventa un regolamento di conti tra la magistratura e la politica e tra i partiti. Ecco un paio di titoli, accompagnano il primo caffè del titolare di List: “Ong, i ministri attaccano i pm. Ma gli 007 hanno le telefonate” (Il Fatto Quotidiano); “Scafisti e soccorritori soci in affari” (Libero); “Il pm: Ong pagate dagli scafisti. Orlando e Minniti: parli se ha le prove” (Repubblica). “Migranti, scontro governo-pm” (Il Corriere della Sera). “Migranti, il caso Ong divide il governo” (La Stampa); “Migranti, scontro su Ong e fondi” (Il Messaggero). Il ciclostile del giornalismo collettivo è tornato in funzionato a pieno ritmo, tutti lo stesso titolo, nessuno pubblica l’unica cosa che serve a far capire perché è importante la faccenda e perché la politica è diventata un’arma di distrazione di massa. Cosa è importante? Pagina 41 del Documento di economia e finanza presentato qualche giorno fa in Parlamento:

Notato il picco? Tutto comincia con la sciagurata guerra in Libia e il nation building che va a carte quarantotto con l’allegra gestione di Regno Unito, Francia e Stati Uniti (ricordare che si tratta dell’amministrazione Obama e della linea politica del Dipartimento di Stato guidato da Hillary Clinton). Andiamo avanti, pagina 42 del Def:

Notato il picco? E’ la storia che avanza, in soli quattro anni il mondo è cambiato, lo scenario del Mediterraneo ha accelerato le migrazioni di massa dal Sud al Nord, dalla guerra alla pace, dalla povertà al benessere, dal terrore al sogno. Il business del commercio di vite umane, l’affare della guerra, il presente che bussa alla porta. Andiamo avanti, pagina 45 del Def:

Ecco il centro del maelstrom, il conto finale del soccorso e dell’accoglienza: 4.3 miliardi di euro nello scenario migliore, 4.7 miliardi di euro nello scenario peggiore. Non siamo di fronte a uno scontro tra un pm e il governo, ma al nocciolo della questione: l’incapacità della politica italiana di spiegare ai suoi cittadini lo scenario del mondo contemporaneo, raccontare semplicemente la verità e non tenerla celata nei documenti ufficiali che purtroppo non legge nessuno.

 

Libia, Italia. Di fronte a tutto questo, quello che accade in Libia è vitale per l’interesse nazionale. Ma una strana cappa di silenzio avvolge tutto quello che accade in quel paese. Ieri l’agenzia di stampa tedesca Deutsche Welle, citando un servizio della Reuters e della France Presse, ha lanciato un servizio di cui non c’è traccia nelle prime pagine dei giornali. Almeno due dossier prodotti dall’Unione europea per i ministri della Difesa parlano della Libia come “principale centro di partenza dei migranti nel Mediterraneo”, il piano di aiuti e le richieste fatte dalla Libia vengono definite “irrealistiche”, il ministro della difesa della Germania, Ursula von der Leyen, avrebbe detto che “bisogna essere molto prudenti sul chi addestrare e su chi è davvero leale in Libia tra le fila della guardia costiera”. Una dichiarazione di enorme importanza che getta una luce fosca su tutto il piano europeo e lo storytelling onusiano fatto dagli italiani sull’assistenza alla Libia. Il governo Serraj è consistente come una torta di panna e le sue richieste sono frutto della fantasia al potere. Torna la domanda sul taccuino del titolare di List: chi comanda in Libia? Risposta: nessuno. Se tutto va bene, siamo rovinati. E tra qualche decennio, anche dominati. Non ci credete? Seguite il titolare di List.

 

Il futuro demografico dell’Italia. L’Istat l’altro ieri, nell’indifferenza generale della politica, ha pubblicato lo studio sul futuro demografico del paese, sono le previsioni fino al 2065, e il risultato è questo:

  • Nel 2065 l’Italia perderà oltre 7 milioni di abitanti;
  • Nel 2065 il Centronord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale;
  • L’età media della popolazione passerà dagli attuali 44,7 a oltre 50 anni del 2065. Considerando che l’intervallo di confidenza finale varia tra 47,8 e 52,7 anni, il processo di invecchiamento della popolazione è da ritenersi certo e intenso;
  • Si prevede che nell’intervallo temporale fino al 2065 immigrino complessivamente in Italia 14,4 milioni d’individui;

E’ il ritratto di un paese in pieno declino demografico, accelerato e inesorabile, vecchio, con il Mezzogiorno in pieno distacco, abbandonato come un iceberg al suo destino di spopolamento e desertificazione economica. Sul Mezzogiorno l’Istat accende tutte le spie del sommergibile quando c’è una crepa nello scafo: si pone “in essere una questione di sostenibilità strutturale, per se stessa e per l’intero Paese”. L’unico saldo positivo è dato risultato netto delle migrazioni da e per l’estero. C’è ampio materiale per riflettere sul futuro, ma noi siamo decisamente impegnato in un triplo salto fuori dalla realtà: le primarie del Pd, gli scafisti di partito, la televisione come cloroformio del pensiero, riforme scolastiche che prevedono l’aiutino. La storia è altrove. Ma ci travolgerà.  Anche questo, è Genio Italico.

  

28 aprile. Roma, inaugurazione di Cinecittà. Indovinate com’è finita?

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