Berlusconi al McDonald's di Segrate

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Il Cav. seduto al McDonald's di Segrate dice molto di più del Renzi da talk

Mario Sechi

La ridondanza (dell'ex premier) è il nemico della chiarezza, della semplicità (di Berlusconi)

 

Santa Francesca Romana.

 

Ridondanza. Cosa ha detto Renzi da Fazio? Cosa ha detto Renzi da Gruber? Cosa ha detto (ieri) Renzi da Vespa? Sono domande che restano senza risposta perché la sovrabbondanza del messaggio di Renzi si risolve in ridondanza. Si vedeva la faccia di Vespa, si vedeva la faccia di Renzi, ma tutto il resto sfuggiva, era rumore. Renzi non dice niente per eccesso, per sversamento, per tracimazione, per bulimia, per ego. Non si preoccupa di cosa deve raccontare, del significato, perché egli si basta e avanza come significante. Ridondanza, vocabolario Treccani: “In linguistica, mancanza di contenuto informativo specifico in uno o più elementi di un testo orale o scritto, per cui quegli elementi risultano superflui (o ridondanti)”. Renzi è lontanissimo dal suo primo prototipo vincente, è vicinissimo a quello perdente del referendum del 4 dicembre. Finita la rottamazione, è cominciata una sua demolizione interiore a cui finora non è seguita una ricostruzione. E’ banalizzato da se stesso. Insegue lo stereotipo, s’aggrappa al nuovismo hi-tech, alla sciccheria green, al neologismo d’epoca blairiana che è un archeologismo volontario, il suo è un discorso senza presente, il paradosso terminale di quello che fu il più contemporaneo. Renzi in tv sta occupando lo spazio come se muovesse la fanteria e l’artiglieria su una pianura dove la sua ultima preoccupazione è l’avversario, sembra Napoleone a Waterloo: “Wellington è un pessimo generale. Prevedo la vittoria entro l'ora di pranzo”. La fortuna di Renzi è che non c’è Wellington. Orlando è un figliolo educato che rumina equazioni del Novecento, Emiliano un nativista ruspante con l’aratro che si impenna. Nessuno dei due sembra poter da solo insidiare la segreteria di Renzi, ma insieme ne sono la più plastica negazione e contraddizione.

 

E’ subito Trump. La ridondanza è il nemico della chiarezza, della semplicità, del “levare”, il prezioso consiglio di Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane. Eccolo, balenare in un tranquillo giorno italiano il mito della frontiera e della sfida. In un solo scatto. Clic. Silvio Berlusconi seduto al tavolo del McDonald’s di Segrate si è materializzato e umanizzato in un lampo di comunicazione che non aveva bisogno di elementi decorativi, di sovrabbondanza, di ridondanza, di incubo ad aria condizionata (Henry Miller), di sognando California. Massimo Gramellini sul Corriere della Sera ne coglie il witz elettrico, la spremuta di McSilvio, lo spirito di un collaudato sperimentalismo, il passaggio che è il presagio “dall’ancora nessuno lo rimpiange” al “di sicuro più nessuno lo detesta”, una lezione di comunicazione che ha uno stilema inconfondibile, l’antico usus scribendi di un “è subito Trump”. L’epifania di un clic, l’invenzione: Berlusconi. Tracciate i puntini, scoprite le differenze.

 

Sto con Gentiloni. Ma niente Iva e niente tasse. Sto con Gentiloni, ma costi quel che costi niente dimissioni di Lotti. Sto con Gentiloni, può restare fino al 2018, ma si fa come dico io. E’ il Renzi di oggi, quello che doveva dire noi, in realtà inesorabilmente io. Il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia governano, Renzi comanda e il niet diventa “un’idea dei tecnici”. I quali si sa, fanno di testa loro, senza consultare la politica. Sono le divergenze del gentilonismo e del renzismo che affiorano come i relitti di un naufragio. Questo è vincere? 

 

Restore The Lira. Rieccolo, al centro del maelstrom, Berlusconi su Bloomberg:

  

 

Ridenominare la moneta, introdurre una doppia circolazione, sembra uno scherzo elettorale, ma i mercati prezzano ogni rischio, lo proiettano in vedi il gioco di domani che si traduce in questo:

  

 

Non è una questione di lasciare l’Euro, ma di mettere sul terminale del compro e vendo la possibilità di un centrodestra euroscettico che taglia il nastro finale della vittoria elettorale. Guardate i pezzi sulla scacchiera. Cosa manca? L’imprevisto, Grillo.

 

Davigo Five Stars. Ecco la home page del blog di Beppe Grillo, Nicola Morra, capogruppo del Movimento 5Stelle alla Camera intervista Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati:

 

 

Alla destra del video, la foto di Renzi e del padre e un articolo della parlamentare Barbara Lezzi, “Tangenti in Consip”. Gramsci diceva: “Bisogna capire l’avversario”. E’ una vecchia lezione dimenticata dalla politica. Grillo è il più felice degli incompresi.

 

L’immagine e il discorso. La forza del pixel è nel futuro prossimo. Facebook sta sviluppando un’intelligenza artificiale capace non solo di riconoscere un oggetto o una persona attraverso l’immagine, ma in grado di apprendere dal “senso comune”, cioè quel retroterra di esperienze che costituisce la naturale e sopra naturale intelligenza umana. L’irrisolto problema evoluzionistico del linguaggio (leggere lo splendido The Kingdom Of Speech di Tom Wolfe) è bypassato dallo studio del comportamento attraverso l’immagine. E’ il domani costruito con la cancellazione della lettura e della scrittura.

 

9 marzo. 1953, funerali di Stalin a Mosca.

 

 

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